Le invidie e i risentimenti diffusi che ammorbano il mondo artistico

L’elzeviro di Marco Tavazzi

Mettere in rete le diverse realtà culturali. Perché con l’unione si fa la forza. Un concetto elementare, come è elementare un altro concetto, quello che ognuno preferisce rimanere a coltivare il proprio orticello, rinunciando a creare qualcosa di più grande se questo rende necessario collaborare con una persona, o più persone, per le quali si provano invidia e risentimento.

I sentimenti umani che ti portano a detestare altre persone, soprattutto che svolgono il tuo stesso lavoro, o seguono la tua stessa passione, sono quanto di più comune ci sia al mondo. Fanno parte della debolezza umana e non ce ne libereremo mai. Se ce ne liberassimo, probabilmente, non saremmo più esseri umani.

Certo, continueremo anche a biasimarli. E giustamente, anche, perché saper mettere da parte invidie e risentimenti, spesso immotivati, sarebbe auspicabile per costruire una società più giusta. Per costruire progetti migliori all’interno di una società che magari non è delle più giuste, ma grazie a questi progetti potrebbe diventarlo un po’ di più.

Le invidie in ambito artistico sono le peggiori. Perché l’arte porta al bello, e dovrebbe essere pura. Invece, molto spesso, è tra gli artisti che troviamo le rivalità più accese.

Ne abbiamo esempi anche nel nostro territorio dove, senza fare nomi, perché si dice il peccato e non il peccatore (e poi siamo tutti un po’ peccatori), le diverse realtà, che si occupano di una stessa forma artistica, difficilmente, nonostante gli sforzi, riescono a mettersi ad un tavolo e a discutere puntando a sinergie o collaborazioni.

Magari ci riusciranno, poco a poco, attraverso il dialogo. Quello che ci auguriamo tutti. Me le difficoltà che su questo punto Varese ha sempre conosciuto rischiano di vanificare tutto. Speriamo tutti di sbagliarci. Lo speriamo.