«Il consiglio comunale si dimetta». Lo chiedono le minoranze di Lonate Pozzolo dopo il terremoto giudiziario che ha travolto il sindaco Danilo Rivolta, arrestato insieme al fratello Fulvio, alla compagna Orietta Liccati (ex assessore all’Urbanistica di Gallarate perché lei al contrario del compagno si è dimessa) e a quattro imprenditori.
I sette sono accusati a vario titolo di corruzione, concussione e abuso d’ufficio. Per l’autorità giudiziaria il primo cittadino era il deus ex machina del presunto sodalizio: tutti si rivolgevano allo studio Proget Srl (intestato al fratello ma che avrebbe visto di fatto una compartecipazione molto attiva del primo cittadino) sapendo che poi ci avrebbe pensato il sindaco a sistemare il “favore” urbanistico di turno. La mazzetta, per gli inquirenti, era insita nella parcella pagata allo studio (contestato anche un giro di false fatturazioni per giustificare le presunte tangenti).
E i funzionari “dalla schiena dritta”, come li ha definiti il pubblico ministero titolare delle indagini, che si opponevano al presunto sistema venivano per così dire “bullizzati” dal primo cittadino con spostamenti, umiliazioni e demansionamenti. Tanto che sono in corso tre cause di lavoro contro il Comune di Lonate Pozzolo. I gruppi di opposizione chiedono oggi non soltanto le dimissioni di Rivolta dalla carica di primo cittadino, ma le dimissioni del consiglio comunale tutto. Un gesto che certamente avrebbe un valore etico rilevante. Centrosinistra e Lista Libera hanno dunque presentato una doppia richiesta: quella per la convocazione di un consiglio comunale straordinario per discutere dell’inchiesta che ha portato in carcere il sindaco.
E la presentazione di una mozione per spingere il consiglio comunale a dimettersi. «Le dimissioni contestuali della maggioranza dei consiglieri in carica provocherebbero lo scioglimento del consiglio comunale» spiegano i rappresentanti delle minoranze. «Lo stesso risultato si avrebbe con le dimissioni del Sindaco, doverose e necessarie, ma non ancora pervenute». Rivolta, per la verità, al momento non ha ancora palesato alcuna decisione. E’ vero che dei sette arrestati è il solo sottoposto a misura di custodia cautelare in carcere. In questi giorni ha avuto contatti soltanto con il difensore . Al quale, però, per ora non ha comunicato la volontà di fare un passo indietro. Che potrebbe essere saggio anche in vista di chiedere un alleggerimento della misura di custodia cautelare: conservando la carica resterebbero in pieno sia il pericolo di reiterazione del reato, che il rischio di inquinamento delle prove. Il prossimo passo politico tocca adesso al consiglio comunale tutto: chi voterà la mozione presentata dalle minoranze? Una mozione con la quale si chiede agli amministratori tutti di dare «un forte segnale di effettiva e concreta distanza rispetto a quanto accaduto, manifestando così un reale rispetto dei principi di legalità e trasparenza».