Le ombre del passato. La paura del futuro

L’editoriale del direttore Virginia Lodi

Una volta c’era la paura del passato. Ora del futuro. Il passato recente, come negli anni ‘80/’90 avevamo studiato sui libri di storia e ci raccontavano genitori e nonni, era la guerra totalitaria, il fascismo, il nazismo, il comunismo. La tv a colori, dopo aver finalmente detronizzato quella in bianco e nero, raccontava di dittature ancora in auge in Grecia, Portogallo, Spagna. Poi del potere sovietico, che dall’Urss si allargava a est, a sud, a ovest nel mondo. I fantasmi ritornavano, oltre che nelle caute testimonianze televisive, in chiacchiere familiari, conversazioni scolastiche, titoli di giornali.

Il futuro prossimo è l’angosciata prosecuzione del presente storico. Storico, perché fa già storia quello che è successo a Nizza, e che analogamente era accaduto in Francia, Belgio, Bangladesh. La fa anche la drammatica svolta politico-militare in Turchia: colpo di Stato, rientro del colpo di Stato e chissà cosa, ancora, dopo il colpo di Stato. La fa inoltre la congiuntura economica post Brexit, con il conseguente sconvolgimento dei mercati finanziari, delle regole economiche, delle certezze sociali.

E qui siamo al nodo: la paura del destino che ci attende. Non pronosticabile, purtroppo. L’insegnamento di quest’epoca contemporanea è che non siamo in grado di prevedere più nulla. È saltata ogni logica previsionale, in qualunque settore, e qualsiasi siano le nostre convinzioni. Siamo costretti a vivere nella precarietà. Non solo di un posto di lavoro che oggi c’è e domani forse, ma anche di una gerarchia di valori ritenuti solidi e invece liquidi. Terribilmente liquidi.