A Varese vendono una maglietta con la sua faccia e una scritta: l’uomo del destino. Chi l’ha pensata, forse, immaginava a questa serata qui: con un canestro già entrato di diritto nel libro di quelli che hanno cambiato la storia.
C’è un momento in cui tutti i suoi compagni smettono di fare canestro, c’è un momento in cui Siena mette le mani sulla partita, c’è un momento in cui Adrian capisce che c’è bisogno di lui. Eccolo con i suoi canestri, quelli che gli avversari possono solo guardare che entrano nel cesto.
Se Varese ha vinto questa partita qui, l’ha fatto anche e soprattutto grazie a Janar Talts. Al quale la città dovrebbe tributare l’applauso più grande per il suo essere biancorosso fin nel midollo. I rimbalzi che contano, il canestro del 80-80, e tutto il resto.
Hackett ieri è stato praticamente nullo: merito anche di Denik, che su di lui ha difeso alla grandissima. E per una sera può bastare così.
Da fuori sembra che pasticci più che fare cose giuste: da fuori. Perché da dentro vedi tutt’altro: rimbalzi, assist, i canestri giusti. Massì, è vero: palleggia un po’ troppo. Ma quando lui è in panchina, si sente la sua mancanza.
E’ in campo nel quintetto di eroi che finisce la partita, segna un canestro importanti e difende: con entrambi i piedi nella serie, con il cuore nella squadra.
Gli americani chiamano queste cose “intangibiles”: cose che non si vedono ma che contano. E allora, al di là di quello che ha fatto in attacco, ecco che facciamo notare una cosa: Moss ha fatto canestro solo quando Ere stava in panchina. Tira giù un rimbalzo decisivo, ha gli occhi del capitano.
Entra per un minuto, ma un tendine malconcio non gli permette di assaggiare la partita. Servirà domani.
Gioca soltanto dieci minuti, ed è semplicemente devastante: le possibilità di Varese di arrivare in finale passano da quello che succederà nelle prossime ore. Ieri si è infortunato all’altra gamba rispetto a quella che aveva strappato lunedì: l’infortunio sembra meno grave del precedente, e nello staff medico biancorossi si respirava ottimismo a piene mani. Speriamo, speriamo davvero.
Chiamato alla sua serata, risponde con qualche buon rimbalzo e un paio di iniziative importanti. Limitato quasi subito dai falli, gioca meno rispetto a quanto Vitucci avrebbe voluto farlo giocare. Domani ci sarà ancora lui, a puntellare le gambe malconce di Dunston, e ci sarà bisogno di qualcosa di più. F. Cai.
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