«Le Poste mantengano le promesse»

La rivolta dei sindaci dei Comuni a rischio alla vigilia dei nuovi tagli di orari e sportelli dell’ente

– Rischi per la tenuta sociale sempre più elevati, dovuti al livello di esasperazione, in continua crescita, da parte dei cittadini. È un quadro preoccupante quello tracciato dal sindaco di Brenta , in vista dei nuovi tagli agli uffici postali annunciati da Poste Italiane e che riguarderanno anche la provincia di Varese.
I nomi dei Comuni coinvolti non sono stati ancora resi noti, ma si parla di una decina di chiusure e di una quindicina di sportelli che apriranno a giorni alterni o soltanto due volte a settimana.

«La chiusura di nuovi uffici non farà altro che aumentare i malumori dei cittadini – spiega il primo cittadino – Sono seriamente preoccupato anche per i problemi di ordine sociale che ne potranno derivare».
Brenta, insieme con Brebbia, Besozzo, Vergiate e Cuasso al Monte, fa parte della trentina di Comuni che l’anno scorso ha protestato ed incontrato, alla presenza del prefetto di Varese , i dirigenti regionali di Poste. «Poste assomiglia molto ad Anas –

commenta Ballardin – fa molte promesse che non vengono mai mantenute: il caso dei disservizi postali ampiamente denunciati fa il paio con il caso della sicurezza della statale 394, per la quale non è stato fatto nulla. Hanno preso degli impegni davanti al prefetto e poi non li hanno mantenuti».
Il problema non è solo quello dei Comuni che si vedranno chiudere o razionalizzare gli orari di apertura dell’ufficio postale, ma di tutto il territorio, che continua ad impoverirsi a livello di servizi.
«L’ufficio postale è un presidio sociale che non può essere smantellato, soprattutto per la popolazione anziana – dichiara Ballardin, sempre più preoccupato – Quando la posta è chiusa i cittadini vanno dal sindaco e non dai parlamentari o dal premier. Già ci fanno fare gli esattori per conto dello Stato; quando la pancia è piena si accetta tutto, ma oggi la pancia dei cittadini è drammaticamente vuota. Facciamo fatica a mantenere i servizi minimi a causa dei tagli, se viene meno anche il servizio postale temo davvero per la tenuta sociale. Solo ieri mattina ho ricevuto altri tre cittadini che mi chiedevano un sussidio».

Unire le forze tra Comuni e sindacati, per difendere il servizio postale, sembra l’unica strada. «Da soli non si va da nessuna parte – conclude il sindaco – ci vuole una risposta corale da parte del territorio, non solo per il problema dei tagli agli uffici postali, ma anche sul tema del lavoro».
Dal canto suo, Poste Italiane tranquillizza i cittadini con una nota stampa, dove si specifica che il piano di rimodulazione degli uffici postali «stabilisce particolari garanzie per i Comuni caratterizzati da una natura prevalentemente montana del territorio e dalla scarsa densità abitativa. La riorganizzazione garantisce l’accesso alla clientela coprendo il 96% dei Comuni italiani e l’87% dei Comuni con popolazione inferiore ai mille abitanti».