Partiamo dalla fine. Che poi fine non è, visto che il sogno è solo a metà. ha 32 anni, è originario di Saronno, fa il musicista a tempo pieno a Londra e divide la sua vita tra spettacoli nei locali e ore passate a suonare per le “streets” londinesi, in mezzo a Trafalgar Square o immerso nel fiume di gente a Piccadilly Circus. Suona in club o in pub tradizionali che hanno più 150 anni. E vive di musica. Cioè, con la sua chitarra e la sua passione – non toccategli J – guadagna abbastanza per permettersi di vivere il proprio sogno. «Faccio il musicista a tempo pieno e vivo in una città che mi piace un sacco. Mai dire mai nella vita ma, nel percorso che sto facendo, ho imparato che la felicità te la devi trovare tu da dentro e per il momento sì, sono felice. Sto vivendo ciò che ho sempre voluto».
Andrea suona cinque sere a settimana. Fa parte del “roster” di alcuni manager che via mail lo contattano e gli propongono locali in cui esibirsi e cachet. Sia in singolo che in coppia, con l’amico chitarrista londinese . «Ancora oggi spesso mi propongo con il bigliettino da visita ma da due anni mi divido tra locali, feste o eventi per delle agenzie che mi chiamano». Andrea, dunque, fa il musicista a tutti gli effetti. E a breve uscirà anche il suo primo album, Life, con pezzi inediti, scritti e composti da lui. «Il 22 aprile escono i primi 3 singoli dell’album, poi in un secondo momento anche gli altri. A Londra sono riuscito a fare quello che volevo, in Italia sarebbe stato davvero impossibile». Fermi, mettiamo l’orologio indietro di qualche anno.
Nella sua Saronno, Andrea aveva già un piede nella musica. Suonava live in diversi locali, varesini e comaschi, e insegnava. Ma, come succede per molti, non riusciva a fare della musica la sua vita. «Un conto è se vivi con mamma e papà che ti pagano affitto e spesa. Ma se vuoi la tua indipendenza e vuoi anche fare questo mestiere, forse è meglio partire. In Italia l’ho vista davvero dura». E così ha fatto.
Un biglietto e via, alla volta dell’ignoto. Come molti giovani sognatori, Andrea è partito dall’Italia con la custodia della chitarra piena zeppa di passione e di aspettative. «Sapevo l’inglese ma non così bene da potermi destreggiare senza difficoltà. Arrivato, sono stato catapultato in una realtà musicale diversa. In Italia suonavo già in giro ma se avevo una data il martedì, quella successiva era almeno una settimana dopo. Così passavo il tempo ad esercitarmi in camera o in sala prove. Qui invece prendi, esci e suoni in strada davanti alla gente. Sei su un palco ogni giorno».
Gli si è aperto un mondo nuovo. Dove fare il musicista non è solo un modo di dire. In Inghilterra fare musica può essere davvero un modo di vivere. Per chiunque. La differenza? La mentalità. «Noi italiani passiamo un sacco di tempo in camera a strimpellare, loro invece vanno dritti sul palco. L’ha teorizzato bene un mio amico: in Italia ci esercitiamo a sparare, loro qui si esercitano a fare centro. E infatti poi vedi che tanti artisti giovani escono da qui con idee molto chiare su cosa e come cantare o suonare». Italia 0, Inghilterra 1, quindi.
Londra ha un altro asso nella manica rispetto all’Italia. Le strade. Da Piccadilly a East London, la musica nella capitale inglese parte da qui, dai marciapiedi, dai foderi delle chitarre aperti per le tips, le mance, e dalle esibizioni davanti a folle di turisti o anche di fronte a due persone. Non importa. Londra offre un palco a chiunque voglia fare musica. «La cosa bella è che posso prendere tutta la mia strumentazione, andare in centro e provare il nuovo pezzo davanti alla gente. In Italia ci ho provato, a Roma, a Como, ma sono più i problemi, tra permessi e polizia. Il busking – il suonare per strada – fa invece parte della loro cultura». A Londra per suonare ci sono solo due regole: «Non puoi usare un amplificatore dopo le 21 e poi, ovviamente, vige il buon senso. È facile».
Andrea è felice. Vive di musica. Ha realizzato il suo sogno. O meglio, metà. Perché l’altra metà deve arrivare, anzi, sta arrivando. Con la sua Claudia, infatti, sta aspettando un bambino. «Mancano ancora 5 mesi: è una gioia incredibile. Ma non solo, non mi fermerò. Voglio ancora molto dalla musica». Tra sognatori si condivide la passione, la follia, e Andrea ha un consiglio per i giovani colleghi ancora titubanti: «Girate il mondo, ragazzi. Se fai il musicista più stai fermo più ti anestetizzi. In Italia chi si deve inventare spesso si sente dire che il lavoro che vuole fare non esiste e alla fine ci crede anche lui. Non è così: possiamo fare tutto quello che vogliamo, dobbiamo credere di poterlo fare».