Il giorno dopo il match vinto con il Ciserano ha il sapore della tranquillità in casa Pro Patria. Anche se il tecnico Bonazzi predica una linea di obiettività e di cammino sul lungo termine, è inevitabile che una vittoria, bella e rotonda come quella di domenica scorsa, porta una ventata di entusiasmo in vista delle prossime partite. Per la prima volta in stagione si è visto Santana con la S maiuscola, per la prima volta in stagione l’attaccante
centrale, Bortoluz, è andato in rete, per la prima volta in stagione si è assistito a una prestazione corale di altissimo livello per tutti i 90 minuti. È una Pro Patria che, volente o nolente, non si può scostare troppo da quel 4-3-3 che l’ha fatta gioire e soffrire nelle prime giornate di campionato, anche quando si passa al 4-2-3-1 si tiene il campo bene, ma non è esattamente la stessa cosa.
La formazione iniziale è per dieci undicesimi il meglio che questo gruppo può offrire in questo momento, pur con un Tondini sull’esterno basso che ha bisogno di crescere; la giovane età, i ritmi della partita, la tecnica forse non al pari degli altri compagni fanno sì che il ragazzo vada in difficoltà, ma abbiamo visto il resto del gruppo aiutarlo non poco sia fornendo alternative in fase di disimpegno che nei raddoppi di marcatura, quando necessario.
Di contro, Ferraro e Garbini sono una garanzia al centro della difesa e nonostante l’ingenuità sul momentaneo pareggio avversario costituiscono una coppia di categoria superiore.
Preme andare a sottolineare quanto l’inserimento di Santic nell’undici titolare abbia letteralmente cambiato gli equilibri in campo in senso positivo. Pedone è maggiormente libero di muoversi, Disabato può impostare con maggiore tranquillità, Santic va a tappare il buco ora sul centro destra, ora sul centro sinistra, sulla base dei movimenti dei compagni che, inevitabilmente, si sentono più tranquilli rispetto alle prime giornate di campionato. In avanti poi abbiamo assistito al costante avvicinamento degli esterni, Santana e Mauri, a quel Bortoluz che così facendo può giocare di sponda senza dover sempre e per forza scaricare sui centrocampisti e dettare il passaggio in profondità. Certo, la macchina è talmente perfetta che cambiando qualcosa dal centrocampo in su si rischia di andare a intaccare quei meccanismi che i ragazzi hanno già fatto propri e che continuano a perfezionare mano a mano che i minuti di gioco insieme aumentano. Ma questa, oggi, è un’altra storia.