Le vignette di Roberto Benotti divertono papa Francesco.
“Laudato si…” l’ultimo libro dell’autore, varesino d’adozione, è arrivato nelle mani di Bergoglio, come conferma la lettera della Segreteria di Stato Vaticana arrivata in segno di ringraziamento.
E la matita di Robinhood, così si firma il vignettista, ha dato vita ad un nuovo disegno che ritrae il Santo Padre assorto proprio nella lettura del testo e nella visione delle 50 immagini legate al Poverello di Assisi.
«Me lo immagino così – dice Roberto – in poltrona coi miei libri di fianco, mentre si gode un po’ di riposo e magari si fa una bella risata». Quello inviato al pontefice, infatti, non è l’unico volume che Benotti ha inviato.
«Tutti gli anni, quando pubblico qualcosa di nuovo, cerco di mandarglielo attraverso un monsignore della Libreria Vaticana. Finora ci sono sempre riuscito. È una grande soddisfazione per me, che faccio libri di carattere religioso, sapere che papa li ha e soprattutto che con tutto quel che ha da fare trovi tempo per vederli».
Questo poi è stato un progetto speciale.
«In copertina ho messo San Francesco e papa Francesco, perchè vivono un po’ stessa realtà dal nome e alla missione intrapresa fino al rapporto col creato. Non a caso questo papa ha scritto un’Enciclica, Laudato si’, proprio sulla natura e fa molto per dare un indirizzo diverso alla Chiesa».
Nel frattempo le vendite del libro proseguono bene. «È un ambito particolare, di nicchia, ma sta avendo successo. Mi sono accorto di un cambio di passo e che riscontra una buona adesione, quando mi hanno intervistato da “Padre Pio tv” a settembre».
Tra i progetti della libreria di via Merini a Biumo Inferiore gestita dall’associazione Kentro di cui Roberto è cofondatore e l’impegno con La Voce del Tempo, settimanale cattolico della diocesi di Torino col quale collabora, la vulcanica fantasia di Roberto macina nuove idee.
«Sto pensando a un nuovo libro sui “Pazzi di Dio”, santi e non. Persone che hanno fatto scelte particolari nella vita e che si sono messe contro la consuetudine dalla realtà che vivevano».