«Leali e sinceri con i nostri tifosi. Derby col Como? Gasa solo a dirlo»

Il dg Diego Foresti carica il Varese: «Bisogna guadagnarsi il pane (la Serie C) lavorando. Torneremo a Pisa»

È arrivato dal Como, dopo quindici mesi intensi, difficili; quindici mesi affrontati con l’orgoglio di chi guarda in faccia i problemi e li affronta, facendo squadra con colleghi e tifosi. È arrivato al Varese, dove lo attendono dieci mesi intensi, stimolanti; dieci mesi da affrontare con la grinta e l’impegno di chi fissa un obiettivo e vuole raggiungerlo, facendo squadra con colleghi e tifosi.

Diego Foresti, direttore generale del Varese Calcio, è l’uomo scelto dalla proprietà biancorossa come primo tassello per quel salto di qualità dei quadri dirigenziali propedeutico (e necessario) in vista della Serie C. La sua agenda è piena, il lavoro da fare è tanto, ma il dg si ferma volentieri un attimo per riassaporare le emozioni di Pisa e tracciare il futuro – immediato e a lungo termine – da percorrere per riportare il Varese a casa, tra i professionisti.


Abbiamo giocato in una piazza calda e appassionata, contro una squadra molto forte: è stato un banco di prova importante a livello di personalità. Siamo scesi in campo con tanti giovani, abbiamo giocato a calcio dal primo all’ultimo minuto, affrontando a testa alta uno stadio e una cornice del genere: non mi aspettavo una risposta così, mi ha meravigliato in positivo. Siamo davvero contenti.


Assolutamente sì. E a fine partita il presidente Giuseppe Corrado e mister Carmine Gautieri ci hanno fatto i complimenti, dicendo che li abbiamo messi in enorme difficoltà. Iacolino lo conoscevo di nome, non di persona: sapevo quindi che avevamo preso un signor allenatore, di grande esperienza in categoria, per vincere il campionato. Ora l’ho conosciuto di persona: è un signore, sotto ogni punto di vista, un uomo all’antica come piace a me: lavora tanto, parla poco; bada al sodo. Domenica, a Pisa, la sua mano si è vista.

La priorità sono un esterno basso, visto l’infortunio di Ghidoni (il ’99 sarà fuori due mesi per una frattura al piede, ndr) e un portiere, perché non possiamo stare con il solo Frigione, che possa mettersi in competizione con lui.

No, non conta nulla. Nello spogliatoio ci ho parlato: era abbattuto, come giusto che sia. Ma nella vita si impara dalle cose negative, non da quelle positive. E gli errori fanno parte del gioco: bisogna lavorare per non farli accadere ancora. Purtroppo lo abbiamo pagato a caro prezzo: diciamo che la partita l’abbiamo fatta tutta noi…

No. Penso che bisogna guadagnarsi il pane lavorando: non siamo ancora strutturati come la C richiede. Meglio un grandissimo campionato in D, costruendo tanto entusiasmo, piuttosto che fare una mossa azzardata e vivere un anno molto difficile in C. Si poteva fare solo se fosse stato tutto a posto a livello anzitutto strutturale, più che economico. Un esempio è il settore giovanile, in cui credo e con cui lavoro tantissimo: deve potersi strutturare al meglio. Stiamo lavorando tanto e bene in questa direzione: la forza di squadre come il Varese deve essere anche nel suo vivaio.

Lavorare a testa bassa, rispettare quanto promesso. Dobbiamo riconquistare la fiducia di tanta gente: i nostri tifosi sono stati grandissimi anche a Pisa, non mi aspettavo di vedere 150 persone così lontano il 30 di luglio. Sfido chiunque ad avere una tifoseria così. Anche per loro dobbiamo vivere un anno di tranquillità, in particolare a livello societario: per questo bisogna remare tutti nella stessa direzione. Se vogliamo uscire da anni difficili, ora devono parlare i fatti.


Per vincere bisogna essere umili e operai: non succederà perché ci chiamiamo Varese. Se approcciamo l’anno credendoci favoriti, sbagliamo tutto. Dobbiamo riportare questa storica società in Serie C, dove inizia il professionismo: sono entusiasta di inseguire questa strada via strada e non via aerea e voglio vincere per tornare subito a giocare partite come quella di domenica a Pisa.


Certo, i grandi derby sono le partite più belle.

A Como ho vissuto 15 mesi particolari e fatto un lavoro immenso con tutto lo staff: ci ho lasciato tanti amici. Dico la verità: se avesse proseguito, forse non sarei qui. Ma sono orgoglioso di essere stato voluto al Varese, mi ha cercato una squadra con progetti importanti, che vuole tornare dove merita. Dopo quello che ho visto e affrontato a Como, nulla mi spaventa. E incontrarlo non sarebbe un problema, anzi. Como, Pro Patria, Lecco: squadre che lotteranno per vincere, il nome e la storia parlano chiaro. Ma un derby così significa riempire lo stadio, parlarne per una settimana intera, caricare a molla la squadra, creare entusiasmo. Sono partite che vorrei giocare sempre.


Sono uscito dalle sabbie mobili, tenendo in piedi fino a fine campionato una società già morta a inizio stagione: abbiamo fatto un campionato dignitoso, siamo arrivati ai playoff. Come? Facendo squadra: anche qui voglio fare un gruppo importante, che remi tutto nella stessa direzione; solo così si vincono i campionati. Lavorare, o lavoare insieme, è diverso: solo così potremo toglierci grandi soddisfazioni.

Prima di rivedere il grande calcio qui bisogna soffrire ancora in Serie D: e il modo migliore per farlo è avere i nostri tifosi con noi. Per un dirigente la tifoseria è fondamentale: venire qui, a Varese, di fronte a questo pubblico, mi gasa. Per avere la fiducia dei tifosi bisogna essere leali e schietti, bisogna fare il passo che la gamba permette e non promettere cose che non puoi rispettare: solo così puoi averli sempre al tuo fianco, anche e soprattutto nei momenti difficili.