SESTO CALENDE Doveva essere la giornata della rivincita dei lombardi sui piemontesi, invece si è trasformata nella messinscena della disfatta.
Ieri pomeriggio la kermesse leghista del tiro alla fune sul Fiume Ticino è stata caratterizzata da un rocambolesco incidente. La lunga corda utilizzata dalle due squadre per unire e legare simbolicamente i due territori, si è spezzata e i leghisti, da una parte e dall’altra del fiume, sono finiti a terra. Ad avere la peggio sono stati proprio quelli sulla sponda varesina,
caduti a faccia in avanti, su una pavimentazione di pietra.
Alla fine sono stati una trentina i contusi, tra cui anche qualche parlamentare del Carroccio che, al pari degli altri hanno patito diverse escoriazioni alle mani, alle ginocchia e al volto, mentre una donna ha rimediato una frattura al braccio. I piemontesi, al contrario, sono stati un po’ più fortunati, cadendo all’indietro sul prato.
La manifestazione, sebbene la partecipazione popolare non abbia fatto registrare i numeri di Pontida, era partita sotto i migliori auspici. A Sesto Calende, sotto il solleone, si sono presentati puntuali molti rappresentanti di spicco del ricco parterre padano. Per la parte piemontese c’erano Roberto Cota e Mario Borghezio, per quella lombarda erano presenti Marco Reguzzoni, Francesco Speroni, Fabio Rizzi, Giancarlo Giorgetti, Giangiacomo Longoni, Luciana Ruffinelli e tanti militanti del territorio, primo tra tutti il sindaco di Sesto Calende Marco Colombo.
Ma ecco come è andata. Verso le 17, in un clima da grande festa, i militanti si sono messi in posizione. La corda è stata tesa da due trattori. Una volta tirata la fune i baldi leghisti si sono messi in posizione e quando è scattato il segnale hanno iniziato a tirare come forsennati per portarsi a casa la vittoria. La pattuglia varesina sembrava quasi avercela fatta quando un suono secco ha fatto da preludio ad un inferno di grida e lamenti. La fune leghista si è spezzata, proprio nel punto in cui era stata ancorata al trattore. Il peso stesso della fune e la forza impressa dai piemontesi hanno fatto il resto. Una quarantina di persone sono cadute come birilli trascinandosi appresso gli spettatori più sfortunati.
Tra i “caduti” anche il senatore Fabio Rizzi, l’onorevole Giancarlo Giorgetti, il sindaco di Sesto Marco Colombo e l’europarlamentare Francesco Speroni. Giorgetti si è provocato una profonda e vistosa ferita alle mani, tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Gallarate, dove è andato dopo essersi fatto medicare dal personale dell’ambulanza di supporto alla manifestazione. Garze, cerotti, ghiaccio spray e disinfettante a volontà: gli infermieri hanno avuto un bel da fare nel tentativo di aiutare tutti i contusi, tanto che hanno dovuto chiedere l’intervento di un secondo mezzo per far fronte a tutte le richieste.
Momenti di apprensione si sono vissuti per una bambina di dieci anni, trascinata nella caduta assieme ai tiratori di fune. Per lei solo qualche botta e tanto spavento. E’ andata peggio ad una signora che si era inserita all’ultimo tra i partecipanti, si è rotta un braccio.
«La Lega si rialza sempre – ha detto il sindaco Marco Colombo, con i calzoni rotti e due garze sulle mani – Il prossimo anno si replica certamente». E poi ha aggiunto: «Per fortuna che non c’era Bossi, gli avevamo tenuto il posto tra me e Giorgetti».
Il ministro delle riforme è arrivato solo dopo le 18.20 e, dopo aver bevuto una bibita ai tavolini di un bar con Reguzzoni, Cota, Speroni e Borghezio, ha scherzato sull’episodio definendolo «Un monito a Berlusconi».
Alessandro Madron
s.bartolini
© riproduzione riservata