Sta piovendo. Fa freddo. Così freddo che sembrano due. Un gruppo di pazzi si sta facendo la guerra a suon di pedalate. Si inseguono, si superano, si stimano con un cenno del capo, si picchiano con gli sguardi. E poi ce n’è uno, più pazzo degli altri, che si stacca, si incolla un missile sotto il sellino e si mette in cima al gruppo.
Siamo in Francia, sui binari d’asfalto tra Grenoble e Les Deux Alpes. È il 27 luglio del 1998, è il Tour, e quel treno, quel pazzo più pazzo degli altri pazzi è . Il Pirata scatta, davanti a lui 50 chilometri prima di poter staccare i piedi dai pedali. Ma cosa vuoi che siano cinquanta chilometri (scriverli in lettere è quasi come percorrerli) quando ti chiami Marco Pantani? Una corsa infinita, bellissima. La pioggia si mescola alle lacrime, il volto ringhioso, incazzato piano piano si addolcisce, si scioglie, si distende. Si intravede un sorriso. Lo chiamarono l’eroe nella bufera. Suona come il titolo di un film.
Perché, effettivamente, quella scritta da Pantani tra Grenoble e Les Deux Alpes è la sceneggiatura di un film dove azione, thriller e romanticismo si intrecciano senza soluzione di continuità. Film, dunque, in cui Marco Pantani ci ha messo la magia. E dove i ci hanno messo la colonna sonora. Quattro brani racchiusi in un concept-Ep che cerca di trasformare in musica – elettronica – le immagini dell’impresa delle imprese.
Tutto nasce da Pantani, insomma. Nome, Deux Alpes, titolo, Grenoble 1998. Abbiamo detto tutto? Quasi. Serve spiegare che il giovane duo milanese, alla prima collaborazione congiunta, ha sostituito le voci dei telecronisti e le urla dei tifosi a bordo strada, storiche “colonne sonore” dell’impresa di Pantani, in modo originale e con una “mossa” inaspettata. Pensare al leggendario scatto del Pirata al Tour de France significa pensare a Mozart, a Beethoven, alla grande musica classica, ad un pianoforte che parla con un oboe rispondendo ad una schiera di fiati trionfanti. E invece ed ci hanno buttato l’elettronica. Ma non il tunz tunz. Macché. Quello dei Deux Alpes è un suono che pesca a piene mani dall’elettronica internazionale più colta, specialmente francese (toh guarda), e che appiccica tra loro eleganza, dinamicità e raffinatezza, che mette ritmiche serrate al servizio di atmosfere cupe.
«Ci ha ispirati tantissimo quell’evento sportivo così impresso nelle menti dei nostri genitori ma anche di molti giovani, segno che è stata ed è ancora oggi qualcosa di epico – raccontano Giuseppe ed Edoardo – L’idea di un italiano che va a conquistare la Francia ci ha esaltati. Così abbiamo provato a scrivere noi la nostra colonna sonora di quell’impresa». Un’impresa rivissuta in quattro brani che si inseguono, come corridori, in un viaggio di una ventina di minuti.
Immagini in musica. Emozioni in suoni. «L’aver scelto Pantani e la tappa francese è metafora di una sorta apertura e di scatto, appunto, verso una musica un po’ più internazionale» spiegano i due giovani artisti che con l’album provano a svecchiare l’elettronica italiana importando un mood più “open”.
«Molti potrebbero pensare che abbiamo scelto la corsa del Pirata come una sorta di moto d’orgoglio. In realtà, però, per noi è il tentativo di scattare, di arrivare ad una musica più europea per aprire le orecchie italiane a influenze nuove e portare, in qualche modo, il nostro sound oltre i confini».
Una corsa difficile ma non impossibile, quella dei Deux Alpes. Una di quelle scalate epicamente massacranti. Uno scatto alla Pantani.