Omicidio Macchi: tutto pronto per gli scavi al Sass Pinì. Entro venerdì inizieranno le operazioni di disboscamento dell’area dove il 7 gennaio 1987 fu trovato il cadavere di , 20 anni, studentessa varesina di giurisprudenza, uccisa con 27 coltellate nella notte tra il 5 e il 6 febbraio di quello stesso anno.
Lo scorso 15 gennaio fu arrestato, su richiesta del procuratore generale di Milano , che ha affidato le indagini a uomini e donne scelti della squadra mobile di Varese con l’ausilio dei colleghi milanesi, è stato arrestato , ex compagno di liceo di Lidia.
L’area presa in esame non sarà vastissima. La zona in 30 anni è cambiata. Tuttavia, con una triangolazione, gli inquirenti sono riusciti ad individuare, nonostante tutto, il punto esatto dove è stato trovato il corpo di Lidia. Quando si parla di cambiamenti si parla di fatti sostanziali. Nella zona oggi passa una strada provinciale. Ci sono nuove zone residenziali.
Tuttavia, con un lavoro informatico certosino gli inquirenti sono riusciti a rintracciare con esattezza il punto in cui il corpo di Lidia fu ritrovato, coperto da un cartone, co e se l’assassino avesse avuto un moto di pietà e vergogna nei confronti della ragazza. Saranno i militari dell’Esercito Italiano, 10° reggimento Genio Guastatori di Cremona, con gli agenti Polizia di Stato, ad eseguire le ricerche. La zona sarà suddivisa in settori.
Gli inquirenti hanno eseguito la stessa operazione a Masnago, parco Mantegazza, sempre alla ricerca dell’arma del delitto, forse uno stiletto, su indicazione della super testimone , amica di Binda e Lidia all’epoca dei fatti, che guardando Quarto Grado, trasmissione in onda su Rete4,riconobbe come appartenente a Binda la grafia con la quale fu scritta la lettera anonima In morte di un’amica, recapitata a casa Macchi il 10 gennaio 1987 giorno dei funerali di Lidia.
Sospetta in quanto scritta, per gli investigatori, dall’assassino o da qualcuno che sapeva cosa fosse accaduto a Lidia. L’area posta sotto sequestro sarà scavata per lotti, sotto la supervisione di un geologo forense. Si cercano delle tracce.
A richiedere questa nuova verifica è stato l’avvocato , legale della famiglia Macchi. Per lui, come per il sostituto pg Manfredda, in questa dolorosa vicenda non deve essere lasciato nulla di intentato. Binda, intanto, è in carcere. Pochi giorni fa è stata rigettata dal Gip la sua ennesima richiesta di scarcerazione.