Lettera di una mamma: «Grazie di tutto»

Solidarietà - Di fronte alle difficoltà... «parole di conforto e addirittura un abbraccio»

Dado non stava bene ormai da qualche giorno. Febbre alta, lamentoso e saturazione variabile. D’accordo con il papà di Dado in quel momento all’altro capo del mondo decido di chiamare l’ambulanza. Arrivano i soccorritori e il medico. Trovano Dado vestito, sulla carrozzina che li aspetta, lo tranquillizzano, ma io dico loro che lui è abituato e sa che sono gli “zii” buoni che ci fanno fare un giro in ambulanza. E qui il primo grazie, a tutti i volontari del soccorso: grazie di esserci! Arriviamo al “Del

Ponte” dove infermieri e medici ci conoscono bene. Si decide, data la situazione respiratoria, per il ricovero e vista la mancanza di posti letto chiamano il “Buzzi” di Milano. Alla fine viene deciso il trasferimento nella pediatria dell’ospedale di Cittiglio dove inizia la nostra avventura. L’ennesima, la prima in un ospedale a noi sconosciuto. Un reparto che pare uscito da una favola. In ordine, pulito, luminoso ed accogliente. Ci vengono incontro le infermiere, sorridenti, con la Dottoressa Caruso che riconosce Dado per un precedente ricovero a Varese. Ero un pochino spaventata perché qui non ci conoscevano e non sapevano nulla della Mecp 2 di cui soffre Dado. Pensavo di dover spiegare tutto un’altra volta. Invece mi chiedono, si informano, mi ascoltano. Allora mi viene spontaneo pensare: caspita! Al di là dell’ambiente confortevole qui ci sanno fare davvero. Sanno quanto è importante l’accoglienza per chiunque, figuriamoci per una mamma con un bambino disabile. Ci danno la camera, singola, perché Dado ha bisogno di stare al riparo da ogni pericolo di infezione. Il mattino seguente Dado peggiora. Mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Chiamo e arriva subito il medico di turno, Clara Ciotti, che nonostante non abbia mai visto Dado, capisce subito l’emergenza e si attiva per cercare di migliorare la situazione. La osservo e penso: ma io questa l’ho già vista. Un flash: eravamo compagne di scuola alle medie! Clara si prodiga per Dado, con le infermiere che sono presenti e attente ad ogni piccolo suo movimento. In più momenti sono terrorizzata che Dado non ce la faccia. Clara e le infermiere mi stanno vicine, sono efficienti. Dado sta ancora male ma reagisce. Arriva la sera e appare un nuovo camice bianco, il dottor Carlo Baldioli. Anche lui, pur non avendo mai avuto a che fare con Dado, capisce la situazione e si attiva per posizionare Dado in modo che respiri meglio. Arrivano altre dottoresse, altre infermiere e, cosa mai accaduta prima, mi chiedono se sia possibile, sentire l’equipe della Uti, al “Buzzi”, per confrontarsi con loro. Forse sul mio viso appare tutto il mio stupore, perché quelli intorno a me mi guardano come a dire: c’è qualche problema?Nessun problema. Solo non mi era mai capitato di vedere medici di ospedali diversi che si confrontano. Sto sognando, penso. E intanto per me ci sono parole di conforto e addirittura un abbraccio. Un abbraccio o di quelli che nel mezzo della notte, dopo tantissime ore sveglia a guardare mio figlio che lotta per la vita, danno un senso di calore che mi dà forza e mi fa capire che ci sono persone speciali.Tutto questo è successo nel reparto di pediatria dell’ospedale di Cittiglio, a torto considerato il cugino povero di Varese. Beh, io lo posso dire, perché con mio figlio di ospedali ne ho girati tanti. In Italia e in America. Cittiglio ha un reparto dove il personale lavora bene, con umanità, ti ascoltano, sono disponibili. Non esagero dicendo di aver trovato una seconda famiglia. Persone che sì lo hanno curato e guarito, ma che hanno lasciato un segno in lui e in me, persone che sanno andare oltre la loro eccellente professionalità, che sanno donare il cuore per far guarire e far sentire a proprio agio i bambini e chi li accudisce.Potrei scrivere altre mille parole per raccontarvi dei dieci giorni di ricovero in questo reparto, potrei dirvi che mio figlio ha trovato tante nuove “zie”, le infermiere e le Oss, pronte a prendersi cura di lui e le dottoresse e i dottori che si sono prodigati per vedere di nuovo Dado sorridere. Senza dimenticare il tecnico radiologo, Ornella Strambi che durante la Tac polmonare ha messo Dado a suo agio e se lo è coccolato.Insomma in un mondo che va di corsa, dove quando entri in un ospedale diventi un numero, nella pediatria dell’ospedale di Cittiglio si resta persona, con bisogni e paure, ricevendo le cure necessarie per il corpo ma anche per l’anima. Un abbraccio, un sorriso e una parola di conforto. Aspetti fondamentali per tutti, ma soprattutto per chi come me e mio figlio costretti a trascorrere tanto tempo in ospedale. Inutile dirvi che è nata una bella amicizia con tutti. Mi sento di dovervi dire che Dado quando lo si incontra, cambia le proprie vite, rende più consapevoli delle fortune che si hanno, di cose che si danno per scontate. Quando un bambino speciale che lotta per la vita incrocia il vostro cammino, vi cambia, vi migliora, vi fa capire che la vita, seppur difficile è una avventura meravigliosa da vivere ogni giorno.Una vita migliore grazie all’incontro sul tuo cammino di persone come i medici Baldioli, De Simone, Salmaso, Ciotti e Patitucci. A caposala come Porrini. Ad infermiere come Angelelli, Boccarossa, Buttafuoco, Carlini, D’arrigo, Della Ca, De Vittori, Gargaglione, Giudici, Parisi, Assenza, Santacatterina, Taffarra e ad Oss come Baruzzi, Coppola e Pavoni. A loro e a tutte le persone che sanno ascoltare gli altri: grazie di cuore!