«L’abbiamo detto. L’abbiamo detto e ripetuto: l’ha uccisa lui». Soddisfatte? «Nostra madre è morta e nessuno ce la ridarà mai. Ma vogliamo giustizia. Per lei». , 49 anni, moglie di , il killer delle mani mozzate, morì il 20 febbraio 2003 a Caravate, in uno strano quanto atroce incidente stradale. Le figlie e da subito dissero: «L’ha uccisa nostro padre. È stato lui. È stato lui». Accuse rivolte a Piccolomo quasi 11 anni fa che l’allora pubblico ministero ignorò.
Oggi Pippo Piccolomo è indagato per l’omicidio volontario della prima moglie Marisa Maldera: forse non fu, per la procura generale di Milano, un omicidio colposo in seguito ad incidente stradale, così come Piccolomo riuscì a patteggiare all’epoca. «L’abbiamo visto mentre si scottava le mani sui fornelli», hanno detto le figlie alla procura generale. «Lo abbiamo visto farlo dopo l’incidente di nostra madre». È una delle narrazioni diverse che alla procura generale di Milano hanno consentito di riaprire il caso.
Quello scottarsi sui fornelli oggi appare un alibi costruito per l’uomo già condannato all’ergastolo in due gradi di giudizio per l’omicidio di consumato il 5 novembre 2009 a Cocquio, per il quale Piccolomo fu arrestato 21 giorni dopo. Perché Marisa Malderà morì carbonizzata: «Una cosa assurda – raccontano oggi le due ragazze – Nostra madre avrebbe accettato di fare un giro in macchina con una tanica piena di benzina sotto il sedile fumando delle sigarette? Non l’avrebbe mai fatto». Piccolomo all’epoca raccontò di essere finito fuori strada: lei fumava e la sigaretta incendiò la tanica. Lui si salvò. Neanche un graffio, forse qualche bruciacciatura allo spolverino indossato, Marisa morì di morte devastante. «Arsa viva – raccontano le figlie – Dentro la macchina. Noi, in preda alla disperazione, abbiamo chiesto a nostro padre di raccontarci l’accaduto. Ci ha detto tutto. Ci ha detto di averla vista sciogliersi sul sedile con il fuoco che divampava. La pelle che si scioglieva. Un padre non dice questo. Perché non l’ha aiutata? Perché l’ha guardata morire, chiusa in auto?».
Non sole le due ragazze hanno indicato anche un movente per l’omicidio: «La nostra lavapiatti marocchina – spiegano – Quella che lavorava nel ristorante di famiglia. Avevamo provato a dire a nostra madre che c’era qualcosa di strano ma lei la considerava una figlia. E lui invece, lui, era innamorato». Due mesi dopo la morte della Maldera Piccolomo si era sposato con la stessa ragazza, che gli ha dato un figlio e ora, dal Marocco, non vuole più vederlo. «E poi c’era l’assicurazione sulla vita di nostra madre – spiegano le figlie – Non ne abbiamo mai saputo nulla. E c’erano i suoi gioielli: miracolosamente salvatisi dall’incendio. È stato lui. E finalmente qualcuno perseguirà la verità».
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