Istanbul, 15 lug. (TMNews) – Confermare il pieno sostegno al
Consiglio nazionale provvisorio di Bengasi; ribadire la necessità di un cambio al vertice in Libia, con l’uscita di scena di Muammar Gheddafi; promuovere l’apertura di un tavolo negoziale che sfoci in un processo politico e che abbia come suo fine ultimo l’organizzazione di elezioni libere e democratiche. Con questi obiettivi si riunisce oggi a Istanbul il Gruppo di
contatto sulla Libia. Per l’Italia, come nelle precedenti tre
occasioni,
ci sarà il ministro degli Esteri Franco Frattini, che
presenterà alcune proposte chiave, tra cui “un piano politico”
che abbia il suo fulcro in “una proposta di negoziato”.
“L’Italia”, ha spiegato ieri il titolare della Farnesina,
“lavorerà in particolare affinché si autorizzi l’inviato dell’Onu al Khatib a formulare un’offerta di negoziato che preveda un rapido cessate il fuoco, l’individuazione certa degli
interlocutori, la creazione di un governo pan-libico in vista di
elezioni democratiche”.
L’incontro in Turchia, tuttavia, non nasce sotto i migliori
auspici. A quattro mesi dall’inizio delle operazioni militari
della Nato, infatti, è ormai chiaro che la missione dell’Alleanza atlantica non ha sortito gli effetti sperati. Il colonnello è ancora a Tripoli e non ha alcuna intenzione di lasciare il potere. Le bombe della Nato lo hanno indebolito, ma non sono state sufficienti. E se è vero che “Gheddafi non è un obiettivo”, allora bisognerà percorrere una strada alternativa. Non è un caso che, tra gli alleati e lo stesso Cnt, sta cominciando a fare breccia la tesi che una soluzione politica sarà possibile solo venendo a patti con il rais. Che non è certamente l’idea originaria della comunità internazionale – la cui missione in origine sarebbe dovuta durare “giorni, al massimo qualche settimana” – né tantomeno dei ribelli di Bengasi, sfiniti da una battaglia condotta con poche armi e scarsissime risorse.
A tutto ciò si aggiunge un certo nervosismo tra alcuni degli
stati impegnati nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi libica. L’iniziativa unilaterale della Francia (smentita da Parigi), che avrebbe promosso contatti diretti tra le parti in conflitto, non è piaciuta a Frattini, da sempre fautore di una soluzione condivisa e interna alle grandi organizzazioni
internazionali coinvolte, in particolare l’Onu. Se la Francia ha
promosso contatti segreti, attraverso il coinvolgimento del suo
governo, “ha sbagliato e l’Italia non la seguirà: lo dirò a
Istanbul”, ha spiegato il ministro. “Se ci fosse un contatto
francese sarei contrario a prescindere, se si trattasse invece di una proposta di negoziato delle Nazioni Unite, su richiesta degli stessi libici, allora sarei a favore”, ha commentato il titolare della Farnesina.(segue)
Coa
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