Washington, 18 apr. (TMNews) – L’Italia non fornirà ulteriori assetti militari per la guerra in Libia: così il
ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha risposto al suo omologo americano Robert Gates durante il loro pranzo di lavoro al Pentagono, dopo la richiesta di quest’ultimo di un maggiore
impegno italiano nel paese nordafricano. “Non forniremo altri assetti”, ha detto La Russa, “perché non siamo secondi a nessuno in quelli che già mettiamo a disposizione”. “Lui ha immediatamente compreso e ringraziato per lo sforzo che stiamo compiendo”, ha aggiunto il ministro.
Intanto, nella sua prima missione all’estero da quando ha assunto il ruolo di guida del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, Mustafa Mohammed Abdul Jalil è atteso domani a Roma, dove sarà ricevuto dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, dal presidente Giorgio Napolitano e dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
L’Onu, nel frattempo, ha chiesto la fine dei bombardamenti e degli attacchi lealisti su Misurata, ormai stremata dall’assedio, mentre il figlio di Muammar Gheddafi, Saif al Islam, ha negato tutte le accuse: le truppe fedeli al regime, ha detto, non hanno commesso alcun crimine e mai l’esercito ha aperto il fuoco su civili inermi. Parlando al ‘Washington Post’, Saif ha aggiunto che le forze leali al regime “non hanno commesso alcun crimine contro il popolo libico”. “Non posso accettare che l’esercito abbia sparato sui civili. Questo non è mai successo e non succederà mai” ha affermato. “E’ esattamente come con le armi di distruzione di massa in Iraq” ha spiegato. “Si è detto armi di distruzione di massa, armi di distruzione massa, armi di distruzione di massa. Attaccate l’Iraq. Civili, civili, civili. Attaccate la Libia. E’ la stessa cosa”.
A Misurata la situazione resta comunque tragica. Circa mille
persone sono morte in sei settimane nella città ribelle, mentre i combattimenti in Libia sono in fase di stallo, quasi un mese dopo l’inizio dell’intervento militare internazionale. L’ottanta per cento delle vittime è costituito da civili” ha dichiarato l’amministratore dell’ospedale di Misurata, il dottor Khaled Abu Falgha, precisando che i combattimenti incessanti dalla fine di febbraio hanno inoltre provocato tremila feriti. Nella sola giornata di ieri, almeno diciassette persone sono state uccise e 71 ferite nella grande città costiera che si trova 200 chilometri a est di Tripoli, ha indicato l’ospedale.
L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), infine,
ha sgomberato via mare quasi mille persone bloccate nel porto di
Misurata. La maggior parte delle persone sgomberate oggi sono
migranti, 650 dei quali residenti in Ghana; ma ci sono anche
filippini e ucraini, ha indicato l’Oim in un comunicato. L’Oim,
che aveva già sgomberato 1.200 migranti venerdì, ritiene inoltre
che altri quattromila – tremila dei quali nigeriani, centinaia di sudanesi, ma anche ciadiani – siano ancora intrappolati nei
dintorni del porto di Misurata, attendendo di essere portati via. Intanto, la Gran Bretagna ha annunciato che sgombererà “cinquemila lavoratori immigrati da Misurata, probabilmente a bordo di un’unica nave” ha spiegato Daniel Shepherd, portavoce della missione britannica all’Onu.
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