Bruxelles, 5 apr. (TMNews) – Dal 19 marzo ad oggi le incursioni aeree della Nato hanno distrutto il 30% delle capacità militari delle forze armate del leader libico Muammar Gheddafi, afferma l’Alleanza atlantica dal suo quartier generale e sul terreno gli aerei della Nato sono tornati a colpire a Brega. Ma Gheddafi, per quanto sembri intenzionato a cercare una soluzione diplomatica al conflitto, non intende lasciare. E da roma il ministro degli esteri Frattini accusa e fa ‘mea culpa’. Abbiamo sbagliato, dice, a sostenere un dittatore come Gheddafi che continua a “fare stragi” nelle città.
Sul piano diplomatico, il regime tratta ma Gheddafi non rinuncia al suo ruolo di “guida”. Il leader libico è comparso ieri tra la folla nella sua residenza-bunker di Tripoli, Bab al-Aziziya, per la prima volta dopo la sua ultima apparizione pubblica del 22 marzo scorso. Da parte sua, il portavoce del governo Mussa Ibrahim ha sottolineato che “il capo non ha alcun incarico ufficiale da cui dimettersi. Ha un valore simbolico per il popolo libico…Pensiamo sia molto importante che sia lui a guidare qualsiasi transizione verso un modello democratico e trasparente”.
La Turchia, in occasione della visita ad Ankara del viceministro degli Esteri libico Abdelati Laabidi, ha chiesto da parte sua al governo di Tripoli “un cessate il fuoco immediato” e una “trasformazione politica”. “Le nostre opinioni – ha detto una fonte diplomatica turca – non sono totalmente convergenti”, hanno sottolineato le fonti: “Siamo ancora a uno stadio preliminare” per la soluzione del conflitto ma “paragoneremo le opinioni del governo libico trasmesse dal suo emissario con quelle dell’opposizione”. Il Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) libico dovrebbe inviare infatti dei propri rappresentanti in Turchia “nei prossimi giorni”, hanno concluso le fonti.
Sul terreno la situazione continua a essere sostanzialmente bloccata. Aerei della Nato sono entrati in azione a difesa degli insorti a Brega ma le truppe dei ribelli sono comunque state costrette a retrocedere.
La crisi libica – rivela infine il telegraph – avrebbe permesso ai terroristi di al Qaida di entrare in possesso delle armi del regime di Muammar Gheddafi. Stando a quanto denunciato da un funzionario algerino otto furgoncini Toyota hanno lasciato la Libia raggiungendo i campi di al Qaida nel nord del Mali.La scorsa settimana, il comandante della Nato in Europa, l’ammiraglio James Stavridis, ha riferito di infiltrazioni terroristiche in Libia, tenute sotto stretta sorveglianza dall’Alleanza. ”
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