Belgrado, 14 giu. (TMNews) – Non si sa ancora quanto, ma certo non durerà “all’infinito” la missione Unified protector della Nato in Libia, poichè è chiaro che “oggi il momento non è più dalla parte di Gheddafi”. Questa la valutazione dell’attuale contesto libico dell’Ammiraglio Gianpaolo Di Paola, presidente del Comitato militare Nato, oggi impegnato a Belgrado nella Conferenza sulla ccoperazione militare strategica tra l’Alleanza e i Paesi non membri.
Sulla Libia “la visione militare della missione Unified protector è stata dichiarata chiaramente dai membri della coalizione, cioè l’Alleanza e i cinque Paesi partner”, illustra Di Paola a colloquio con la stampa italiana. “Noi – prosegue – continueremo ad assolvere la nostra missione che è l’ottemperanza e il rispetto da parte Gheddafi della risoluzione 1973 e lo continueremo a fare fino a quando non la smetterà, insieme al suo entourage, di minacciare e purtroppo anche uccidere la sua gente”.
Ciò premesso “a me sembra che il discorso dell’infinito leopardiano non risponda alla realtà”, ritene la più alta carica militare Nato circa i tempi di durata dell’intervento. Poiché “dalla situazione sul terreno, da un punto di vista militare, oggi non è più il momento di Gheddafi”, afferma l’Ammiraglio.
Non si sa ancora quanto, ma certo non durerà “all’infinito” la missione Unified protector della Nato in Libia, poichè è chiaro che “oggi il momento non è più dalla parte di Gheddafi”. Questa la valutazione dell’attuale contesto libico dell’Ammiraglio Gianpaolo Di Paola, presidente del Comitato militare Nato, oggi impegnato a Belgrado nella Conferenza sulla ccoperazione militare strategica tra l’Alleanza e i Paesi non membri.
Sulla Libia “la visione militare della missione Unified protector è stata dichiarata chiaramente dai membri della coalizione, cioè l’Alleanza e i cinque Paesi partner”, illustra Di Paola a colloquio con la stampa italiana. “Noi û prosegue û continueremo ad assolvere la nostra missione che è l’ottemperanza e il rispetto da parte Gheddafi della risoluzione 1973 e lo continueremo a fare fino a quando non la smetterà, insieme al suo entourage, di minacciare e purtroppo anche uccidere la sua gente”.
Ciò premesso “a me sembra che il discorso dell’infinito leopardiano non risponda alla realtà”, ritene la più alta carica militare Nato circa i tempi di durata dell’intervento. Poiché “dalla situazione sul terreno, da un punto di vista militare, oggi non è più il momento di Gheddafi”, afferma il militare.
Secondo Di Paola, infatti, lo scenario libico attraversa una “evoluzione della quale non conosco la velocità, ma che ha una linea di tendenza chiara: oggi Gheddafi è indebolito, non c’è dubbio lo sia sul piano militare, ma anche sul quello del consenso internazionale” osserva l’Ammiraglio italiano.
Argomentando, a tal proposito, che “anche sul piano del consenso internazionale (a Gheddafi), sembra che l’Unione africana cominci a dare i primi segnali di dibattito interno su quale posizione prendere: vedremo quali effetti avrà avuto l’intervento ieri del segretario di Stato Usa, Clinton, ad Addis Abeba presso l’Unione africana”.
Se, dunque, per Di Paola, la missione militare in Libia è “un fiume che arriva a mare”, una volta conclusa “come ha detto chiaramente il Segretario generale (Rasmussen) la Nato non aspetta, né pretende, né cerca, né vuole avere un ruolo di leadership” nella gestione del post conflitto. “Sta ad altre organizzazioni” ribadisce Di Paola. “Toccherà alle Nazioni unite – prosegue – avere questo ruolo e decidere quali eventuali organizzazioni possano svolgere un ruolo più efficace per facilitare una transizione pacifica inclusiva nel post”. In tale quadro “la Nato umilmente sta riflettendo su quali forme di assistenza ed aiuto può dare ad un processo che non intende e che è giusto che non guidi”, chiude l’Ammiragli Giampaolo Di Paola, presidente del Comitato militare dell’Alleanza.
Iso
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