Bruxelles, 6 giu. (TMNews) – Nuovi raid dell’alleanza atlantica su Tripoli questa notte dopo una giornata di fuoco che ha visto gli aerei Nato bersagliare la zona dove si trova la residenza del leader libico Gheddafi. E oggi si apre un summit di due giorni a livello dei ministri esteri nato. Rasmussen chiederà ad altri paesi di unire il loro impegno agli alleati e alla vigilia del summit ha escluso ancora una volta l’ipotesi di un intervento di terra in Libia.
L’area della residenza del colonnello Muammar Gheddafi a Tripoli è stata nuovamente colpita nella notte dai raid militari della Nato. Due forti detonazioni sono state udite attorno alla mezzanotte, seguite da altri raid. Ieri la Nato ha riversato un diluvio di fuoco sulla capitale libica, bersagliando in particolare Bab Al-Aziziya, il complesso residenziale del colonnello e una caserma della Guardia popolare che si trova di fronte. Il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, aveva detto ieri che su Tripoli erano cadute oltre una sessantina di bombe, costate la vita 31 persone, mentre lo stesso Rais, intervendo con un messaggio Nato, aveva ribadito la sua intenzione di resistere a oltranza e di voler restare a Tripoli, “vivo o morto”.
Nel corso del summit di oggi e domani a Bruxelles a livello di ministri della difesa, la Nato chiederà agli alleati non impegnati nelle operazioni in Libia a dare un contribuito per alleggerire i Paesi in prima linea. Lo ha anticipato il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen, parlando ai giornalisti. “In termini generali, chiederò un largo sostegno per le nostre operazioni in Libia, se possibile attraverso un aumento dei contributi e un’utilizzazione più flessibile dei mezzi già impiegati”.
In un’intervista all’agenzia russa interfax Rasmussen ha anche ribadito di escludere l’ozione “intervento di terra”. Le operazioni in Libia, ha detto, non duranno più del necessario (continereno ad intervenire “sinché Gheddafi non smetterà di rappresentare una minaccia per il suo popolo”) e per quanto riguarda le loro modalità ha ripetuto che l’alleanza si atterrà rigorosamente alla risoluzione 1973 dell’Onu, che di fatto esclude, ha detto con colorita espressione Rasmussen, che “gli stivali Nato si posino sul suolo libico”.
Solo nove Paesi partecipano effettivamente ai raid aerei – Emirati arabi e otto membri della Nato (Belgio, Canada, Danimarca, Stati Uniti, Francia, Italia, Norvegia e Regno Unito).Rasmussen ha riconosciuto che “alcuni alleati e partner, su cui grava il peso maggiore dell’operazione militare, cominciano a chiedere di allargare il numero dei Paesi partecipanti” alla missione in Libia. “E’ su questo punto che insisterà alla riunione dei ministri della Difesa” in programma mercoledì e giovedì a Bruxelles.
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