«Mi hanno “fatta fuori”»: Nunzia Coppola, quattordici anni di lavoro in Autogrill, al terminal 1 di Malpensa, si racconta.
Lo scorso 8 luglio sarebbe andata al lavoro come ogni altro giorno, se non avesse chiesto un permesso, e alla fine del turno, il responsabile delle relazioni sindacali di Autogrill le avrebbe detto “addio, questo è il tuo ultimo giorno di lavoro”.
Sui due piedi, come se niente fosse, come è capitato alle altre sue colleghe. Lei (Rsa Flai Ts) lo ha saputo dal proprio referente sindacale. «Si vociferava», dice la donna. «Ma di fronte a un licenziamento, ho sempre pensato, me lo verranno ben a dire». Invece no.
L’epilogo della procedura di mobilità per licenziamenti collettivi, aperta da Autogrill il 22 ottobre 2013 per 78 esuberi su 110 dipendenti di Malpensa, è di 12 lavoratrici lasciate a casa.
La cassa integrazione in deroga, aperta il primo gennaio, è terminata il 30 giugno. «Il 28 hanno chiamato in ufficio una a una le dipendenti dicendo loro che avrebbero potuto accettare un orario di lavoro ridotto, 20 ore settimanali, oppure essere licenziate», racconta Nunzia Coppola alla quale, invece, neanche è stata presentata l’opzione.
«Mi hanno voluto “eliminare” forse perché davo fastidio essendomi iscritta alla Flai Ts, sindacato non riconosciuto da Autogrill e in 15 giorni ho portato altre 30 persone con me. Delle 12 lasciate a casa, otto sono tesserate Flai: un caso?»
Nunzia Coppola è in Autogrill dal 18 maggio del 2000, tre figli, un marito in Cassa in Sea Handling. «È stato un choc quando ho saputo del licenziamento», ammette.
«Ho passato quattro giorni senza mangiare quasi niente, ho perso il sonno e continuavo a piangere, di nascosto dai miei figli. Mi hanno davvero tolto il sorriso. Forse si sono spaventati per quelle 30 tessere? Ma se così fosse, saremmo messi veramente male».
Nessun problema al lavoro fino a nove mesi fa, quando la procedura di mobilità ha diviso anche le colleghe. «Non mi davano informazioni, ho ricevuto tante offese e discriminazioni, in quanto ritenuta parte di un sindacato “fantasma”. Pensare che per me Autogrill è sempre stata come una famiglia». Nel ’99 da Napoli in zona per sposarsi, poi nel maggio del 2000 l’assunzione: «Avevo 21 anni, ho conosciuto tante persone e fatto molte amicizie in azienda. Ho cresciuto i miei figli lavorando tra bancone, cassa o cucina e fino a dicembre dell’anno scorso ho fatto anche le notti. Ne facevo pure tre di fila per poi portare i bambini a scuola, correre a casa a dormire e andarli a riprendere. Molto spesso, con mio marito ci scambiavamo macchina con i figli a bordo: lui smontava dal suo turno e io arrivavo in aeroporto con i bambini in auto che lui riportava a casa».
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