L’industria 4.0 incontra il settore calzaturiero, uno dei simboli del Made in Italy. «Non bastano nuovi macchinari. L’industria 4.0 impone un cambio di prospettiva» il suggerimento di , “dean” della Business School Liuc, nel corso del workshop sulla “Smart Factory” che ha caratterizzato l’assemblea generale 2017 di Assocalzaturifici, l’associazione di categoria del settore calzaturiero presieduta da , che si è tenuta ieri all’Università Cattaneo di Castellanza.
Alla presenza del sottosegretario allo sviluppo economico , il settore si è interrogato su rischi e opportunità dell’Industria 4.0, con visite guidate ai laboratori Smartup, dove sono presenti le stampanti 3D, e I-Fab, dove è possibile sperimentare la “fabbrica del futuro”, toccando con mano le novità dell’Internet of Things, dei big data&data analytics, della simulazione, dei robot autonomi e dell’additive manufacturing.
Del resto, come sottolinea il sottosegretario Scalfarotto, «chi compra italiano a che troverà un prodotto eccellente, basato sull’ascolto del cliente e sul tailor made, non un “mordi e fuggi” o qualcosa di “one size fits all”». Tutte caratteristiche coerenti con i principi dell’Industria 4.0. Ed è proprio per questo che la sfida della “Smart factory” diventa essenziale da cogliere anche per un settore in cui «la tradizione gioca ancora un peso decisivo», come fa notare il rettore della Liuc .
Ma oggi, in un “ecosistema” in cui «il 4.0 ormai si sente ovunque», come fa notare il presidente dell’università Cattaneo , dare agli imprenditori gli strumenti per decidere se conviene “buttarsi” nel 4.0 è quanto mai necessario. «Allo stress tipico dell’imprenditore si aggiunge quello che chiamerei “stress da visione strategica” – sottolinea il rettore Visconti – quando si ragiona su dove portare l’azienda da qui a 3-5 anni, in un contesto in cui non si ha visibilità a 3-5 mesi, i fattori di incertezza pesano più che in passato. E le scelte di investimento sull’Industria 4.0 non sono solo tema di tecnologia ma di management, collegate alla performance e nell’ottica di ripensare la rotondità degli obiettivi e delle azioni».
Raffaele Secchi lo sintetizza così: «Non sono solo incentivi e nuovi macchinari per recuperare efficienza e produttività. L’imprenditore che intende investire nell’Industria 4.0 deve porsi in una diversa prospettiva, quella di una fabbrica che diventa un punto di un sistema più ampio e interconnesso, dal fornitore al distributore». Un nuovo paradigma da affrontare «con una vision aziendale in una logica di coerenza strategica rispetto agli obiettivi rilevanti». Una sfida in cui l’università Liuc non si tira indietro: «Nell’ansia “da risposte certe” alle imprese, impossibili oggi come già lo erano trent’anni fa – sottolinea il rettore della Liuc Federico Visconti – il nostro compito è fare ricerca, anche sull’Industria 4.0, per mettere in fila i contenuti e formare i giovani, con un modello di ricerca applicata che diventa didattica, che trova grande arricchimento nell’interazione con le imprese».