L’intolleranza al lievito non esiste.
E qui potrei anche concludere l’articolo, perché è proprio così: non esiste.
E siccome non esiste la patologia, non esistono neanche test validati scientificamente per diagnosticarla.
“Ma allora perché dopo che mangio alimenti come la pizza mi sento estremamente gonfio/a?”
La causa andrebbe ricercata negli altri ingredienti e in ciò che mangiamo, non nel lievito. Questo perché il lievito è un microrganismo che non resiste alle alte temperature della cottura, e quindi quando noi lo introduciamo è già inattivo e non può “fermentare” nel nostro intestino.
Quali possono essere le cause del gonfiore, quindi?
Potrebbe essere il fatto che mangiamo troppa “pizza” (o qualsiasi altro alimento) o che mangiamo troppo in fretta e inglobiamo aria; il responsabile potrebbe essere il lattosio presente nella mozzarella oppure qualche altro additivo che viene aggiunto agli impasti; o, ancora, potrebbe essere il fatto che la lievitazione è avvenuta troppo rapidamente o che vengono lasciate parti crude di impasto dopo la cottura (esempio, nella crosta). Un altro fattore potenzialmente responsabile è proprio la modalità di assunzione del cibo: si mangia troppo velocemente, subito dopo il pasto ci si siede o ci si sdraia sul divano, non ci si muove abbastanza durante l’arco della giornata e si conduce uno stile di vita estremamente sedentario… Anche lo stress incide molto sulla salute intestinale e può generare una disbiosi che si traduce in difficoltà digestive.
I fattori che concorrono nell’insorgenza di sintomi come quello del gonfiore intestinale/addominale sono molteplici, ma la maggior parte delle volte tali problemi si risolvono intervenendo sulla qualità della propria alimentazione e sullo stile di vita.
Ad ogni modo, va esclusa l’allergia al lievito, o meglio alle “alfa-amilasi”, degli enzimi che possono venire aggiunti nel lievito.
C’è molta confusione sulla differenza tra allergia e intolleranza. L’allergia coinvolge il sistema immunitario che, in risposta a un allergene, innesca una serie di reazioni a catena che porta alla produzione di anticorpi; la diagnosi si effettua con un esame del sangue standardizzato e scientificamente validato. Le intolleranze esistenti e riconosciute ad oggi sono solamente quella al lattosio e quella al glutine, per le quali esistono dei test validi a livello scientifico. Tutti gli altri test che ci dicono che siamo intolleranti a un determinato alimento non hanno basi scientifiche: esistono solamente perché per molte persone è più facile sentirsi dire che devono rinunciare a un determinato alimento piuttosto che rendersi conto che bisognerebbe migliorare il proprio stile di vita o effettuare analisi più approfondite.
Escluse, quindi, con certezza, attraverso test specifici, le allergie alimentari al grano, all’alfa–amilasi e ad altri componenti insieme ai quali il lievito viene ingerito, è consigliabile una visita specialistica da un gastroenterologo per determinare la vera natura dei sintomi avvertiti e la possibile presenza di malattie croniche intestinali.
Qualora il disturbo correlato all’assunzione di cibi lievitati sia una condizione non dovuta a malattie, come ad esempio nel caso del colon irritabile, si può consigliare di assumere cibi a lievitazione naturale, nei quali il processo avviene grazie a microrganismi viventi – i saccaromiceti – che favoriscono una lievitazione più lunga, garantendo maggiore digeribilità al prodotto. È fortemente sconsigliata, invece, la drastica eliminazione del lievito, che abituerebbe l’organismo a una dieta scorretta e squilibrata. È importantissimo rivolgersi sempre a un professionista e non decidere da soli di eliminare interi gruppi alimentari, perché si rischia di incorrere in carenze e squilibri nutrizionali.