E così il Giro è tornato. Amato, discusso, tormentato, atteso come il primo giorno di scuola: il Giro è tornato, baciato dal sole e dalle coste della Sardegna, abbracciato dall’entusiasmo del pubblico sardo che ritrova quel filo rosa dopo dieci anni e per la quarta volta nella sua storia: prima di ieri, il Giro passò per l’isola nel 1961, per la prima volta, nel 1991 e poi nel 2007. Ieri a salutare il plotone è stato il nord della Sardegna: un totale di 202 chilometri da Alghero ad Olbia.
Una giornata che è stata un mix di emozioni e sensazioni diverse, una giornata che si porta dietro un carico di ricordo e di commozione che saranno difficilmente dimenticabili. Alla partenza, con il team Astana davanti a tutti, è stato ricordato Michele Scarponi con un intenso minuto di silenzio, come già si fece anche in occasione della Liegi-Bastogne-Liegi del 23 aprile scorso, ma anche del Tour of Croatia. Il mondo del ciclismo si è ritrovato ancora a piangere la scomparsa di un pezzo del gruppo che se ne è andato via, e che al Giro avrebbe preso parte da capitano dopo il forfait di Fabio Aru.
Ecco, Fabio Aru, che questo Giro doveva correrlo da protagonista, partendo dalla sua Sardegna, e che invece si è dovuto arrendere per una brutta caduta che gli ha messo ko il ginocchio. Eppure la sua gente e la sua terra lui li voleva salutare, e ieri era al traguardo a far forza ai compagni, ad abbracciare Vincenzo Nibali, amico ed ora avversario sulla strada. Un gesto non scontato quello di Aru, che ha mostrato l’attaccamento verso la corsa e verso la squadra, pur non potendo correre.
Sul traguardo di Olbia, primo arrivo di questa edizione del Giro del Centenario, ha vinto a sorpresa l’austriaco Lukas Postlberger della Bora Hansgrohe, davanti a Caleb Ewan e Andre Greipel, beffando tutti con uno scatto all’ultimo chilometro. È dunque austriaca la prima maglia rosa di questo Giro storico, un giorno per lui che verrà difficilmente dimenticato. Un successo bello, importante, sudato, voluto, meritato.
Una tappa che ha regalato emozioni fin dal mattino, fin dalla partenza, grazie ad una fuga tenace che ha aperto la strada per tutta la tappa praticamente: in avanscoperta sono andati cinque coraggiosi, ovvero Cesare Benedetti (Bora – Hansgrohe), Marcin Bialoblocki (CCC Sprandi Polkowice), Pavel Brutt (Gazprom – Rusvelo), Daniel Teklehaimanot (Dimension Data) e Eugert Zhupa (Wilier – Selle Italia).
Proprio Benedetti, con due sforzi importanti, si è aggiudicato la prima maglia azzurra di miglior scalatore, aggiudicandosi entrambi i primi gran premi della montagna di giornata e di questo Giro. La fuga si è giocata anche i primi traguardi volanti, in località Santa Teresa di Gallura e Cannigione (a 30 km dal traguardo), prima di essere ripresi dal gruppo: le prime due volate intermedie sono state vinte dall’eritreo della Dimension Data Daniel Teklehaimanot. Terminati i chilometri di notorietà
per i fuggitivi, sono entrati in scena i migliori, che hanno concluso a pochi chilometri dalla fine un lunghissimo inseguimento. Una prima tappa che si è conclusa senza grossi stravolgimenti, senza ritiri, senza problemi da segnalare. Semmai, era ancora palpabile nel gruppo la delusione e lo sgomento per il caso di doping che ha rabbuiato la vigilia di questa partenza: giovedì sera, dopo la presentazione delle squadre ad Alghero, la serenità della carovana è stata interrotta dalla notizia della positività di Nicola Ruffoni e di Stefano Pirazzi, due atleti della Bardiani che sono stati immediatamente esclusi.
Una nota spiacevole, che ha destato stupore e delusione, ma che allo stesso tempo non può essere in grado di rovinare l’atmosfera di festa che dovrà accompagnare il Giro d’Italia da qui fino all’arrivo a Milano il prossimo 28 maggio. Lo spettacolo è solamente iniziato, il Giro vivrà altri due giorni di gloria e di entusiasmo sull’isola dei quattro mori, prima di spostarsi in Sicilia e di affrontare subito l’Etna, martedì pomeriggio.