L’isolamento digitale e i rischi psicologici nei ragazzi

Esperti affrontano il rischio digitale: l'uso eccessivo di social network da parte dei giovani porta a problemi cognitivi e isolamento sociale. Parsi propone regolamentazioni e educazione consapevole come soluzioni cruciali

Il nuovo panorama digitale, caratterizzato dall’ampio utilizzo dei social network e degli smartphone tra i giovani, è un terreno ricco di sfide e complessità, come afferma Maria Rita Parsi, esperta psicologa e psicoterapeuta. Questo crescente coinvolgimento tecnologico esprime un rischio latente di disturbi dell’apprendimento e problemi cognitivi, conducendo talvolta anche a un allontanamento sociale. Parsi, nel delineare il contesto, sottolinea la necessità di una regolamentazione mirata dell’accesso ai social network per i minori e di un’educazione consapevole su come utilizzare in modo appropriato queste piattaforme digitali.

Oltre alle ben note problematiche legate al cyberbullismo e alla pornografia, Parsi evidenzia una serie di rischi meno discussi ma altrettanto rilevanti. Tra questi, emerge la possibilità di sviluppare una dipendenza patologica dai servizi virtuali, che può portare a una sorta di “vita da avatar“, distante dalla realtà tangibile e caratterizzata da una serie di regressioni psicologiche. Questa condizione, definita come “internet addiction“, si manifesta attraverso un forte isolamento sociale, con ripercussioni significative sulla salute mentale dei giovani.

La situazione, come sottolinea Parsi, richiede un intervento immediato e deciso. Propone, innanzitutto, una limitazione dell’accesso ai social network per i minori, specialmente per coloro il cui cervello è ancora in fase di formazione, stimando l’età di 15-16 anni come un punto di riferimento adeguato. Tuttavia, l’aspetto cruciale risiede nell’offrire un’educazione appropriata sull’uso consapevole e responsabile del virtuale, con un focus particolare sull’inclusione di questi argomenti nei programmi scolastici.

La psicologa sottolinea anche l’importanza di un efficace sistema di controllo e monitoraggio delle attività online, suggerendo l’istituzione di una polizia postale ben attrezzata in grado di intervenire prontamente per bloccare contenuti inappropriati. Tuttavia, Parsi insiste sul fatto che la prevenzione e l’educazione debbano essere le principali strategie di intervento, sottolineando il ruolo essenziale dei genitori in questo processo.

Il coinvolgimento dei genitori, spiega Parsi, non dovrebbe limitarsi a punire, ma piuttosto a educare e informare in modo completo. Tuttavia, comprende che molti genitori possono trovarsi in difficoltà, spesso a causa di una mancanza di conoscenza e consapevolezza. Pertanto, sottolinea la necessità di un’ampia sensibilizzazione e di un sostegno educativo adeguato, che dovrebbe essere implementato in parallelo alle eventuali iniziative legislative.

In conclusione, il dibattito sul ruolo dei social network e della tecnologia nell’educazione e nello sviluppo dei giovani rappresenta una sfida complessa e in continua evoluzione. È necessario un approccio olistico e multidisciplinare che tenga conto sia dei rischi che delle opportunità offerte da questi strumenti digitali, con un’impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle famiglie e della società nel suo complesso per garantire un utilizzo sano e responsabile della tecnologia.