CASTELLANZA – Lombardia, Veneto, Lazio sono le tre regioni italiane che contano il maggior numero di famiglie brevettuali green, dunque la maggior capacità brevettuale connessa in modo specifico all’ambiente: è una delle tante evidenze emerse nel corso della prolusione del prof. Giovanni Azzone, Rettore del Politecnico di Milano dal 2010 al 2016 e Presidente dell’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), su “Le sfide della sostenibilità”, tenuta in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2022/23 della LIUC – Università Cattaneo.
Un ranking, quello citato da Azzone, elaborato dall’Osservatorio IP Cube del Centro sull’Innovazione Tecnologica e l’Economia Circolare della LIUC Business School, che ha analizzato le oltre 1.200 famiglie di brevetti green relative al periodo 2015 – 20 (circa l’8% sul totale delle famiglie brevettuali) sondando anche i diversi ambiti tecnologici, ossia quello della misurazione e del testing, dei veicoli, degli elementi elettrici, del computing.
Nella prolusione, anche molti spunti concreti per le imprese, chiamate oggi più che mai ad un’assunzione di responsabilità rispetto a questi temi e a una consapevolezza delle tante opportunità racchiuse in un diverso e più sostenibile approccio alla gestione aziendale: “E’ necessario – ha detto – mettere la sostenibilità al centro dei processi decisionali, cogliendone l’impatto e adottandola come scelta complessiva dell’impresa e non come il problema di una parte. E ancora, esplicitare il ruolo degli obiettivi di sostenibilità, a partire dalle politiche di remunerazione e sostituire dichiarazioni generiche con target verificabili”.
E le università? Quale ruolo possono avere? “Gli atenei – ha continuato Azzone – possono essere attori del cambiamento attraverso una life long education sulla sostenibilità ambientale, la coprogettazione di innovazioni sostenibili, il contributo a favore di una cultura della sostenibilità”.
L’intervento del Presidente Riccardo Comerio è stato dedicato ad un focus su quanto sta facendo concretamente la LIUC in questo senso: “Siamo in un momento storico caratterizzato da grande incertezza e difficoltà e le università sono chiamate, oggi più che mai, ad assumersi la responsabilità della formazione delle nuove generazioni. Questi temi sono diventati una parte significativa della nostra offerta formativa e della nostra ricerca. Ma non solo: mi riferisco all’adozione diretta di buone pratiche in linea con i principi della tutela dell’ambiente, della sostenibilità sociale, dell’alimentazione sana e sostenibile”.
Nelle parole del Rettore Federico Visconti, invece, un ampio excursus sui tanti cantieri aperti, dall’offerta formativa alla LIUC Business School, dall’internazionalizzazione alla ricerca scientifica.
Ma soprattutto una riflessione sullo stato dell’arte nel panorama universitario italiano: “Da qualche anno a questa parte abbiamo vissuto processi di grande rottura con il passato e che, ciò che più conta, appare all’orizzonte una nuova stagione, tutta da decifrare. La complessità è all’ordine del giorno e continua ad aumentare, per effetto della numerosità delle variabili che la determinano, della erraticità con cui si manifestano, delle interdipendenze che tra di esse si attivano. Sta succedendo di tutto: nel confronto tra didattica in presenza e a distanza, negli equilibri tra ricerca scientifica e applicata, nei confini geografici della competizione, nelle alleanze tra competitors, negli assetti proprietari, in particolare degli Atenei non statali. Per affrontare la complessità servono profondità analitica, rigore valutativo, coraggio decisionale, fermezza esecutiva. In poche parole, serve una statura manageriale coerente con quanto la complessità ci impone”.
E ancora: “Servono assunzioni di responsabilità, lucidità di analisi dei punti di forza e di debolezza, capacità di lettura delle minacce e opportunità esterne, risorse e competenze adeguate alla sfida. Si impone una corretta interpretazione del profilo strategico dell’istituzione, dei target a cui indirizza la propria proposta di valore, degli stakeholders con cui si relaziona e della dinamica contributi/ricompense che con essi si instaura. Servono leve e strumenti per intervenire, nella prospettiva del change management e nel quadro dei ruoli di governance che ad essi si correlano.
C’è da fare, né più, né meno, quello che fanno nelle loro aziende gli imprenditori e i manager. O meglio, quelli bravi. In LIUC lo abbiamo fatto, o quantomeno ci abbiamo provato, non senza difficoltà con passione e con determinazione”.