«Liuc esperimento cruciale. Da voi passa il nostro rilancio»

Il ministro Calenda ha rimarcato la centralità di “Industria 4.0”

«Per troppi anni abbiamo dimenticato l’industria manifatturiera. Con il piano Industria 4.0 invertiamo la tendenza. E il ruolo delle Università sarà sempre più decisivo». Il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda immette speranza e prospettive nel “serbatoio” degli imprenditori varesini riuniti per l’inaugurazione dell’anno accademico del loro ateneo. «Ha le idee chiare» lo promuove il presidente dell’Unione degli Industriali di Varese Riccardo Comerio.
Tra il mondo dell’impresa e il ministro dello sviluppo siamo ancora in piena “luna

di miele”, dopo l’avvio del piano nazionale “Industria 4.0” per il “rinascimento industriale” del nostro Paese. E alla Liuc di Castellanza, dove ritrova «molti “mediamente vecchi” amici», Carlo Calenda gioca in casa, visto che era già stato ospite varie volte nelle aule dell’università Cattaneo, l’ultima quando, fresco di nomina come viceministro, aveva annunciato il suo piano per il rilancio della competitività all’estero del nostro sistema imprenditoriale. «Il vostro ateneo è un esperimento cruciale per l’Industria 4.0, visto che rinsalda su base paritetica un rapporto tra industria e università mai pienamente accettato in Italia – l’importante attestazione del ministro nei confronti della Liuc – mantenendo una caratteristica che è propria dell’università, la libertà delle idee senza farsi condizionare dalla realtà, con l’Industria 4.0 cambierà il paradigma, perché sarà l’università ad andare dall’industria a proporre innovazione, non più viceversa».

Un’occasione straordinaria per il manifatturiero italiano, secondo il ministro Calenda: «L’Industria 4.0 è fondamentale per risarcire il mondo dell’industria e la cultura industriale in questo Paese. Siamo diventati grandi grazie alla capacità di fare le cose bene e di innovare, ma ad un certo punto, collettivamente come Paese, l’industria ce la siamo dimenticata». Così, dopo che gli anni di crisi hanno prodotto risultati «da guerra economica a bassa intensità, perdendo un quarto della base manifatturiera», il trend va invertito: «Non c’è una maledizione che ci condanna al declino, Industria 4.0 serve alle piccole imprese per diventare medie, e così via – sottolinea Calenda – il gap si chiude con gli investimenti. Privati ma anche pubblici». E il piano Industria 4.0, ricorda il ministro, «con gli incentivi fiscali automatici premia, a 360 gradi, chi investe per usare le tecnologie nel loro business».

Alla fine, un forte applauso per il ministro. Come spiega il presidente Univa Riccardo Comerio, Calenda «è uno dei pochi che ha le idee lucidissime, non sembra un politico. L’analisi è chiara, che in Italia abbiamo perso di vista il nostro bene principale è un dato di fatto, così come lo è che adesso questo piano Industria 4.0 è effettivamente un piano di politiche industriali dopo 20 anni in cui non abbiamo avuto nulla». Insomma, la strada è quella giusta: «Dobbiamo agganciarci ai tedeschi che stanno già puntando sull’Industria 4.0 – fa notare Comerio – non è questione di chiedersi se cogliere oppure no questa opportunità, non abbiamo alternative. Basta? C’è sempre bisogno anche di altro, ma se non sfruttiamo un piano in cui ci sono anche numeri e risorse, sbagliamo davvero di grosso». Più scettico il presidente della Camera di Commercio di Varese Giuseppe Albertini, per il quale forse «è troppo tardi. La politica fino ad oggi ha svenduto l’Italia, oggi ci dice che bisogna ricostruirla?». Anche rispetto ai piccoli che devono crescere, Albertini ha qualche perplessità: «Le Pmi erano la spina dorsale, e secondo me lo sono ancora, visto che la grande impresa dopo aver delocalizzato ora fa fatica. Industria 4.0 non è la panacea di tutti i mali, ma è una necessità che anche le piccole sfruttino la tecnologia per stare sul mercato».