LAVENA PONTE TRESA Lo scudo fiscale e la rappresaglia elvetica al rientro dei capitali si mettono sui binari del trenino dei frontalieri. E sui progetti di riduzione del traffico tra Lavena Ponte Tresa e il Malcantone. Un piano che ha proprio nel “trenino che ride”, la ferrovia a scartamento ridotto tra Ponte Tresa Svizzera e Lugano soprannominata così per il disegno sulla motrice, la sua ricetta. Collegandolo a Lavena Ponte Tresa, direttamente attraverso il prolungamento della tratta oltre il fiume o indirettamente con una passerella tra la fermata e un’area
di sosta “Park and Ride”, su misura per i frontalieri. Piano ambizioso, portato avanti dalle due amministrazioni di Ponte Tresa ma ora alle prese con la ritorsione del Canton Ticino allo scudo fiscale.
Quella che blocca i progetti Interreg: opere da realizzare a cavallo tra Italia e Svizzera, finanziate con i contributi stanziati dall’Unione europea e dalla Svizzera (sussidi federali e cantonali). E tra queste c’è proprio lo studio incaricato di esaminare la soluzione migliore per implementare l’utilizzo del trenino da parte dei frontalieri. Come la creazione di un capolinea direttamente in Italia o un posteggio multipiano collegato con una passerella a Ponte Tresa svizzera. «Per ora – ammette amareggiato il sindaco di Lavena Ponte Tresa – tutto è sospeso. Perché proprio le autorità cantonali e statali hanno imposto lo stop ai progetti trasfrontalieri».
Una vera e propria rappresaglia che però, ammette Roncoroni, «finisce per danneggiare, e specialmente in questo caso, proprio quelle realtà ticinesi che più di tutte subiscono il traffico». I paesi rivieraschi del Malcantone, ormai strangolati dal passaggio di migliaia di veicoli al giorno, al pari dei frontalieri che quotidianamente devono superare da un minimo di cinquanta minuti al mattino, nei casi fortunati, a più di un’ora di coda la sera, al rientro. Eppure gli svizzeri sembrano inflessibili. «Confermando lo stop – si legge in una nota del Governo cantonale – ai progetti che dovranno essere sottoposti al Comitato di pilotaggio transfrontaliero nella primavera 2010 (relativi bandi del 29 ottobre e 5 novembre scorsi). Perché fino al termine ufficiale dello scudo fiscale italiano il processo decisionale, ma non quello istruttorio, resta sospeso».
In questo modo, è specificato, anche se la cooperazione transfrontaliera deve essere confermata, l’Esecutivo cantonale «manifesta il disagio che tutto il Cantone sta vivendo a causa dei modi con i quali lo scudo fiscale italiano viene concretamente promosso. In particolare il Cantone non può rimanere impassibile nei confronti dell’attacco sistematico rivolto contro la propria piazza finanziaria». «Mi auguro si arrivi presto ad una soluzione – conclude Roncoroni – perché in gioco c’è lo sviluppo di queste aree. E il piano della mobilità è condiviso tra noi e i cugini di Ponte Tresa Svizzera. Per questo ci faremo promotori di un incontro tra le autorità regionali italiane e svizzere. Bisogna superare la crisi diplomatica e guardare al futuro».
b.melazzini
© riproduzione riservata