Libia, 21 aprile 1941: sei aviatori italiani vanno incontro al loro destino.
Varese, 2017: vogliamo raccontare la loro storia.
Un gruppo di persone, “capitanate” dallo scrittore e sceneggiatore varesino Antonio Zamberletti (Bonelli Editore) che operano nel settore dell’editoria, del teatro e della cultura, intende in scena la storia del Savoia Marchetti SM 79 soprannominato “Sparviero”, scomparso nel 1941 durante una missione nel Mediterraneo e ritrovato quasi vent’anni più tardi nel deserto libico.
Ad avvolgere in un alone di leggenda la sua vicenda è stata soprattutto la lunghissima marcia di uno degli uomini dell’equipaggio, il Primo Aviere Giovanni Romanini, 25 anni, nativo di Parma, il cui corpo fu rinvenuto a novanta chilometri dal relitto.
Romanini, è questo l’unico dato certo della storia dello Sparviero, era partito alla ricerca di aiuto, camminando per circa quattro giorni nel deserto, mentre i suoi compagni, probabilmente feriti, erano rimasti accanto al relitto in attesa di soccorsi che non sarebbero mai arrivati.
Per raccontare la storia dello Sparviero si è scelta la forma di comunicazione artistica e verbale più antica, quella che da sempre mescola sapientemente cultura, formazione e intrattenimento, ossia il teatro di narrazione.
Il tutto sarà documentato in maniera rigorosamente storica, a parte, per ovvie ragioni, gli ultimi momenti dello Sparviero e la lunga marcia dell’aviere Romanini.
Si immagineranno i suoi pensieri nei novanta chilometri di deserto fino a quando, sparato l’ultimo razzo a illuminare la notte africana, si coricò sulla sabbia, attendendo la fine. Saranno momenti in sospeso sul sottile confine tra l’eroismo di Romanini e il suo dramma, tra la desiderata normalità di un ragazzo di venticinque anni mandato in guerra e la missione che sta compiendo, tra i ricordi di casa e la durezza del deserto africano.
Era il 21 luglio del 1960 quando una squadra di tecnici della Compagnia Ricerche Idrocarburi rinvenne nel deserto della Cirenaica (Libia) i resti di un uomo. Si scoprì in seguito, circa un anno dopo, grazie al console italiano a Tripoli, che quel militare si chiamava Giovanni Romanini, che era di San Polo di Torrile e che era in volo su di un Savoia Marchetti – comunemente conosciuto come “Sparviero” – scomparso dai radar e dato per disperso durante una missione di guerra nell’aprile 1941 contro una nave battente bandiera inglese.
Il 5 ottobre dello stesso anno gli uomini della Fondazione Lerici trovarono i resti del SM79, lo Sparviero di Romanini, e degli altri aviatori che erano con lui sull’aereo. A novanta chilometri di distanza dal corpo del giovane ritrovato mesi prima. Risultò chiaro che il ragazzo, sopravvissuto e certamente in condizioni migliori dei compagni, fosse partito alla ricerca di aiuto, cercando sicuramente la pista “Gialo-Giarabub”, che avevano sorvolato e che doveva trovarsi a pochi chilometri. Prima camminando e poi probabilmente trascinandosi tra le sabbie del Sahara con una sola borraccia da mezzo litro.
Una marcia estenuante terminata in tragedia, che porta comunque con sé un’impresa coraggiosa e leggendaria e che oggi potrà essere rappresentata a teatro in maniera rigorosamente storica.
Per sostenere lo spettacolo, oltre ad alcuni sponsor, la produzione ha approntato un crowdfunding sulla piattaforma produzionidalbasso.com, prevedendo di metterlo in scena all’inizio del prossimo anno. Inutile dire che auspichiamo sull’aiuto, anche minimo, di tanti, per dare vita e concretezza a questa storia che vale la pena conoscere.
Il messaggio che ne uscirà sarà di profondo rispetto per coloro che sono morti, senza nessuna ideologia né retorica.
La programmazione non sarà ovviamente prevista solo in ambito locale.
Motivazioni di carattere morale (si racconta una tragedia), ma anche pratiche (chi lavora al progetto viene sostanzialmente pagato dagli sponsor e dal crowdfunding hanno portato alla decisione di devolvere l’incasso della prima, prevista all’inizio del2018, a un’associazione benefica da individuarsi.
Del progetto fanno parte l’attore Massimo Barberi, l’autore Antonio Zamberletti la regista Elisa Strada, gli story-editors Giorgio Martignoni e Rossana Girotto, con Barbara di Donato e Raffaele Ferrazzano al supporto tecnico, fotografia e riprese, che già hanno dato vita all’emozionante video di presentazione, girato al Parco Europa di Sesto Calende (VA), sede dell’Ex Idroscalo Siai Marchetti.