Ha sempre avuto una lucidità mentale e una capacità analitica fuori dal comune, caratteristiche molto rare, purtroppo, nelle persone che si incontrano.
E l’unica consolazione per aver perso un uomo di questa statura è nell’averlo conosciuto e nell’eredità culturale che ha lasciato a tutti. , grande studioso indipendentista, impegnato nella diffusione di una cultura padana, è scomparso il 20 novembre di due anni fa. E domani sera verrà ricordato da chi collaborò con lui, al Circolo Ra Ca’ dur Barlich di Varese. Un evento organizzato dall’associazione culturale Terra Insubre e che vedrà la presenza della stessa associazione Gilberto Oneto, dedicata allo studioso, fondata proprio nel 2016.
Durante la serata prenderà la parola il professor che presenterà il libro che ha curato: “Troppa Italia, troppo stato, troppi parassiti”. Si tratta del primo volume della nuova collana “I quaderni di Brenno”, edita dall’associazione Gilberto Oneto con la casa editrice “Il Cerchio” che raccoglie, in volumi monografici, articoli e scritti di Oneto apparsi negli anni su diversi quotidiani e riviste.
Amico personale e collaboratore del professor , nel 1996 è stato responsabile dell’identità culturale del “Governo della Padania”. Quindi, era stato direttore editoriale del bimestrale Quaderni Padani, che dal 1995 pubblica con regolarità interventi sui molteplici aspetti della cultura identitaria delle comunità padano-alpine.
Anche dopo essere entrato in contrasto con i vertici della Lega Nord, ed essersi quindi allontanato dal movimento, era rimasto un significativo punto di riferimento culturale.
Oneto era sempre stato molto vicino alla città di Varese, dove era intervenuto in tantissime occasioni, per convegni e anche per la presentazione dei suoi libri. Uno dei più celebri è “L’iperitaliano. Eroe o cialtrone? Biografia senza censure di Giuseppe Garibaldi”, dove Oneto critica fortemente la figura dell’eroe dei due mondi.
In un’intervista, rilasciata da Oneto al nostro giornale nel 2009, lo studioso sottolineava come «Garibaldi conquistò dei popoli liberi per interessi economici stranieri». Ed entrando sulla questione dell’Unità nazionale (nel 2009 ricorreva il 150esimo anniversario dell’inizio della Seconda guerra di indipendenza del Risorgimento), spiegava che «l’identità italiana è un’invenzione letteraria senza alcuna radice nella storia e nei fatti: è stata costruita dopo l’unità per trovare una giustificazione “morale” a un processo politico attuato con la forza e anche contro la volontà popolare. È giusto per chi voglia davvero cambiare radicalmente le cose smascherare l’inconsistenza e la falsità degli idoli sostituendoli con riferimenti più sicuri e concreti. Il Risorgimento ha riempito le nostre città di dediche a gente non sempre commendevole, la cui pochezza contrasta con un passato storico straordinario che è spesso invece dimenticato».