Venerdì 21 e Sabato 22 Aprile è andato in scena presso il Teatro Santamanzio di Travedona
“Lo zoo di vetro” di Tennessee Williams, per la regia di Nicola Tosi, con le interpretazioni di Nicola Tosi nel ruolo di Tom Wingfield, Eugenia Marcolli nel ruolo di Amanda Wingfield, Celeste Casarotto, (Laura Wingfield) e Michael Ponta (Jim O’Connor). La selezione musicale è stata curata da Matteo Carnio, che ha sottolineato con raffinatezza l’atmosfera della Saint Louis degli Anni 30.
Dramma di memoria, secondo la definizione dello stesso Williams, “Lo zoo di vetro” (1944) ondeggia fra la quotidianità della famiglia Wingfield in una città americana negli Anni 30, e la rievocazione onirica compiuta dal figlio minore, al tempo stesso narratore e personaggio.
Sotto lo stesso tetto convivono a fatica la madre Amanda, nostalgica di un passato idealizzato e ansiosa per il futuro dei figli, Laura, la primogenita, sospesa fra la cura per i propri animaletti di vetro e un perenne sentimento di inadeguatezza, e Tom, bramoso di avventure lontane ma relegato come commesso in un magazzino di scarpe.
Il dramma si scinde fra l’attesa di un personaggio proveniente dal mondo della realtà e il suo manifestarsi concreto, che incrinerà il fragile equilibrio su cui si regge Laura e il suo trasparente mondo immaginario. Una fragilità splendidamente rappresentata dall’epigrafe di E.E. Cummings ”Nessuno, neanche la pioggia, ha così piccole mani”.
Tennessse Williams è noto soprattutto per il suo dramma “Un tram che si chiama desiderio”, in particolare grazie alla versione cinematografica di Elia Kazan con Marlon Brando e Vivien Leigh. Sebbene quest’opera sia considerata il capolavoro di Williams, secondo il regista Nicola Tosi “Lo zoo di vetro” possiede una tenerezza e una malinconia che sono uniche nella sua drammaturgia.
Tosi ha scoperto lo “Lo zoo di vetro” nel 2002, quando viveva a Bologna, nella messa in scena diretta della compagnia teatrale “Le 3 e 32”. In quell’occasione interpretò il personaggio di Jim O’Connor, il signore che viene in visita.
Il dramma contiene una riflessione sulla società dello spettacolo che ha relegato gli esseri umani al ruolo di spettatori delle vite altrui. Considerando che l’anno di messa in scena dell’opera è il 1944, è possibile affermare che “Lo zoo di vetro” sia ancor più attuale oggi di quanto fosse allora. Tom Wingfield, narratore e personaggio, va alla ricerca del senso della propria esistenza fuori da schemi preconfezionati, a costo di rompere i legami familiari. Tom spiega le motivazioni delle sue scelte attraverso alcune interpellazioni al pubblico che rompono la quarta parete. Laura, sua sorella, è dipinta come una fragile ragazza malinconica, una statuina di vetro che non riesce a comprendere la violenza del mondo esterno e si rintana in un suo mondo immaginario.
Nella messa in scena di Tosi grande attenzione è stata dedicata alla luce, allo scopo di creare un’atmosfera onirica che trasformasse lo spazio scenico in luogo magico della memoria. L’attrice Eugenia Marcolli, che è anche light designer professionista, ha contribuito in maniera determinante alle scelte e alle realizzazioni illuminotecniche. Nella scenografia prevalgono il bianco e il marrone, toni che suggeriscono la delicatezza dei modi di Laura e il rimpianto di Amanda per il proprio passato nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti.
Celeste Casarotto e Michael Ponta sono due giovani e bravi attori provenienti dall’Istituto Michelangelo Antonioni di Busto Arsizio. Si sono fatti coinvolgere parecchio dal loro personaggio e dalla messa in scena dell’opera. Il direttore di palcoscenico è Walter Longobardi che segue il gruppo ormai da diversi anni.
Sono previste repliche in provincia di Varese per il prossimo autunno, attualmente in fase di definizione. Tosi è molto riconoscente al Teatro Santamanzio per l’ospitalità di questi mesi. I direttori artistici a suo avviso hanno dimostrato che anche i piccoli teatri di provincia possono diventare validi centri di produzione, non esclusivamente luoghi di fruizione. Il suo auspicio è che altri comuni della provincia di Varese decidano di ospitare le numerose compagnie indipendenti che lavorano qui da noi, perché dimostrerebbero una visione lungimirante, restituendo al teatro le funzioni sociali e culturali che gli competono.
Tosi negli ultimi anni ha lavorato principalmente come docente e regista presso l’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni, portando in scena testi di Anton Cechov, Alan Ayckbourn, Dario Fo, Neil Simon. Da tempo vorrebbe riuscire a mettere in scena sotto forma di monologo il racconto “I fiori” di Arthur Schnitzler. Avendo lavorato in maniera proficua con i tre attori che fanno parte della produzione de “Lo zoo di vetro”, per il prossimo anno si prospetta quindi una doppia produzione, probabilmente di uno degli attori che la compagnia predilige, fra cui Anton Cechov, John Osborne e Henrik Ibsen. In questi drammaturghi è presente una forte inquietudine esistenziale mista a ironica leggerezza. Due stati d’animo che la vita sa suscitare in maniera contrapposta nell’essere umano, senza alcuna coerenza.