Si chiamanoe si possono definire degli “ambasciatori dell’innovazione”, chiamati a colmare il divario digitale che purtroppo è ancora molto elevato tra i cittadini e tra le imprese. Il nostro giornale ha deciso di dedicare loro una rubrica per conoscere meglio la loro missione; per iniziare abbiamo intervistato uno di loro, ; varesino di Casorate Sempione, classe 1990, tra i primi cento digital champion italiani.
Studio politiche pubbliche per l’ambiente e l’innovazione alla Cattolica di Milano. Nel frattempo lavoro come digital strategist freelance, praticante giornalista e policy advisor. Mi piace muovermi nell’intersezione tra politiche pubbliche, tecnologia ed innovazione: in questi ultimi quattro anni, ho avuto modo di confrontarmi e collaborare con grandi imprese multinazionali, promettenti startup, personalità istituzionali italiane ed europee. L’anno prossimo terminerò gli studi e deciderò in che direzione impostare la mia futura carriera.
Qualche mese fa sono stato indicato da Riccardo Luna, il campione nazionale, tra i primi 100 digital champion locali sparsi a livello provinciale in tutto il Paese. Sono stato molto felice di ricevere la nomina, frutto della stima reciproca che da più di qualche anno ci lega.
Nel 2011 ho lanciato un progetto di divulgazione tecnologica nelle scuole superiori che ha avuto risultati incoraggianti; da allora mi sono applicato in prima persona, in maniera gratuita e autofinanziata, per provare a ridurre il divario culturale dei ragazzi nei confronti di tecnologia e sostenibilità ambientale. Il progetto ha coinvolto fino ad oggi circa 4500 studenti, più di 15 scuole in tutta Italia.
Ci sono realtà d’eccellenza, ma d’altro canto c’è ancora molto da fare per poter fare in modo di rendere i nostri territori all’altezza delle sfide di oggi. Le piccole imprese ancora non usano abbastanza il digitale come volano d’esportazione e di vendita online; la PA si trova ancora impreparata nei confronti delle opportunità che il digitale offre. Per non parlare della banda larga; molti dei Comuni della provincia soffrono di connessioni di qualità scarsissima ed inconcepibili in un Paese Ue.
Essendo nati da poco stiamo cominciando a fare squadra; le tre direttrici del nostro lavoro saranno il tentare di ridurre il digital divide “hardware”, formazione per la PA e le imprese, e diffusione della cultura digitale nelle scuole. Vogliamo provare anche ad intavolare una discussione a livello provinciale, con la collaborazione delle istituzioni. Anzi, colgo l’occasione di questo spazio per invitare il presidente Vincenzi a sedere ad un tavolo con noi per parlarne al più presto.
Da anni si parla di nativi digitali, ragazzi che in quanto nati in un’epoca di tecnologie entusiasmanti, sarebbero di natura preparati per affrontare le sfide e riconoscere le opportunità che un’epoca straordinaria mette a loro disposizione. Io non credo che una persona che nasca nell’epoca delle Ferrari sappia automaticamente guidare una Ferrari. Nei miei seminari trovo sempre grandissimo interesse da parte dei ragazzi. Temi quali le città intelligenti, le start up, la net neutrality, attirano sempre la loro attenzione e sono meno conosciuti di quanto non si pensi, anche dai più giovani.