L’attrice Melanie Griffith, figlia di Tippi Hedren degli “Uccelli” hitchcockiani, madre di Dakota Johnson (che vedremo tra pochi mesi in “Cinquanta sfumature di grigio”), una vita turbolenta conveniente al red carpet: ai piedi del gigantesco schermo di Piazza grande sarà l’ospite d’onore della cerimonia inaugurale, alle 21 odierne, dell’edizione numero 67 del Festival di Locarno.
Film d’apertura l’atteso “Lucy” – in Italia uscirà il 25 settembre – di Luc Besson con Scarlett Johansson protagonista; il regista sarà naturalmente sul palco dove salirà anche l’attore Jean-Pierre Léaud per ricevere il Pardo alla carriera. L’attore francese stabilisce un collegamento tra Locarno e la Nouvelle vague, di cui fu interprete principe attraverso il famoso personaggio di Antoine Doinel, dal debutto nei “Quattrocento colpi” (1959) agli altri film di François Truffaut nei quali lungo un arco ventennale si è incarnato.
Proprio in concomitanza con i trent’anni dalla morte del grande regista francese il Festival di Locarno consegnerà dunque oggi un Pardo alla carriera «all’attore feticcio di un’intera generazione di autori, un interprete che con il suo sguardo febbrile e le gestualità malinconicamente nervose, è riuscito a condensare lo spirito di un intero periodo storico» perché il suo percorso artistico non si circoscrive intorno ai film firmati da Truffaut, ma comprende anche la collaborazione con Jean-Luc Godard e con tanti altri cineasti, rimasti influenzati dall’esperienza della Nouvelle vague.
Se la cerimonia ufficiale dell’inaugurazione si svolgerà questa sera in Piazza grande (nel deprecato caso di maltempo il pubblico ripara nella gran sala del Palazzetto Fevi, capace di 3.500 posti), il programma del Festival avrà cominciato a dipanarsi nel primo pomeriggio, alle 14, con un film italiano, quel “Pane, amore e fantasia” (1953) di Luigi Comencini che apre giustamente la retrospettiva dedicata alla Titanus: era stato, seppure senza volerlo, il film del cinquantenario (ma ci sarà anche “Maddalena” di Augusto Genina,
pensato proprio per la ricorrenza) della casa di produzione di cui si potrà fare una scorpacciata di titoli, già oggi una mezza dozzina (e domani, alle 16.30, sarà Rita Pavone a introdurre “Non stuzzicate la zanzara”, 1967, di Lina Wertmueller), che spaziano dalle opere più popolari a classici come “Il gattopardo” viscontiano. E ancora oggi, alle 16, tributo del Festival allo Charlot di Charlie Chaplin, con la proiezione di “Tempi moderni” (1936) accompagnata dalla musica, di Chaplin medesimo, eseguita dal vivo dell’Orchestra della Svizzera italiana.
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