L’omaggio del Pirellone a Luigi Ganna: sala riunioni dedicata al gigante del ciclismo varesino

Intitolazione di un'aula al quinto piano del Consiglio regionale all'atleta di Induno entrato nella storia dello sport per aver vinto il primo Giro d'Italia 115 anni fa, nel 1909. Ecco chi c'era

MILANO – “Un grande lombardo, che ha saputo distinguersi prima come atleta e poi come imprenditore, coltivando sempre i valori che contraddistinguono la nostra regione a partire dall’amore per il lavoro e la famiglia. Questo era Luigi Ganna che è entrato nella storia del ciclismo per aver vinto il primo Giro d’Italia 115 anni fa, nel 1909. Era un altro ciclismo quello dell’epoca di Ganna fatto di semplicità e fatica. Lo sport è prima di tutto un veicolo potente che promuove e diffonde insegnamenti fondamentali per lo sviluppo di una società sana quali il merito, l’impegno, il sacrificio, la passione e la determinazione. Questo ci ha insegnato Luigi Ganna”. Così il presidente del Consiglio regionale Federico Romani intervenendo all’intitolazione della sala riunioni del quinto piano di Palazzo Pirelli al campione varesino Luigi Ganna.

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L’iniziativa ha preso le mosse dal desiderio, espresso dalla famiglia Ganna, di poter esporre a Palazzo Pirelli il trofeo ‘Senza Fine’ da lui vinto in occasione della prima edizione del Giro d’Italia, accolta e fatta propria dall’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. “Il ciclismo e la Lombardia, da sempre terra di grandi campioni e di una passione sconfinata per le due ruote, sono uniti da un profondo legame -ha evidenziato il presidente della commissione Sostenibilità sociale Emanuele Monti, che ha proposto l’intitolazione. Per questo abbiamo deciso di intitolare una sala di Palazzo Pirelli, la ‘casa’ di tutti i lombardi, a Luigi Ganna. Luigi riuscì ad entrare nel cuore dei tifosi grazie alla sua voglia di vincere e alla tenacia che gli fece compiere grandi imprese. L’obiettivo è portare la sua straordinaria storia fuori dal perimetro dei cultori e degli appassionati per farla conoscere al grande pubblico, soprattutto ai più giovani perché la vicenda umana e sportiva di Luigi Ganna ci racconta che il successo, nello sport come nella vita, si può e si deve raggiungere con il lavoro e l’impegno”.

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Alla cerimonia di intitolazione, oltre a Federico Romani e Emanuele Monti, sono intervenuti l’amministratore delegato di Rcs Sports Paolo Bellino e il campione del mondo nella prova di ciclismo su strada a Varese nel 2008 Alessandro Ballan. Ad aprire il momento inaugurale è stata una video intervista ‘immaginaria’ realizzata a Luigi Ganna grazie all’intelligenza artificiale e realizzata da Pasquale Diaferia, Paolo Del Prato e Federico Facchini. Erano presenti anche il giornalista Sandro Brambilla, Stefania Bardelli promotrice dell’evento e la bisnipote di Luigi Ganna Ilaria Marzoli. Con loro il Vice Presidente del Consiglio regionale Giacomo Cosentino, l’assessore regionale alla Cultura Francesca Caruso, numerosi Consiglieri regionali, il vice presidente del Coni Lombardia Claudio Pedrazzini, il presidente della società ciclistica ‘Alfredo Binda’ di Varese, Renzo Oldani e gli artisti Enrico Dicò, Andrea Ravo Mattoni, Vittore Frattini e Fausto e Felice Boga, che hanno presentato le opere a tema da loro realizzate e dedicate a Luigi Ganna ed esposte sulle pareti della sala.

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L’opera di Enrico Dicò, intitolata ‘Il campione è ritratto in chiave moderna, con la tecnica della materia e combustione’, rappresenta un tricolore che alle sue spalle lo spinge metaforicamente verso il traguardo; Fausto e Felice Boga hanno rappresentato il ‘Re del fango’, come era soprannominato Luigi Ganna, con gli occhi puntati al traguardo senza curarsi degli avversari alle sue spalle; Andrea Ravo Mattoni ha omaggiato Ganna con un ritratto a spray su tela che riprende una rara foto in cui il campione sorrideva; Vittore Frattini ha presentato un’opera composta da linee ripetute all’infinito, che rappresentato il percorso che i ciclisti affrontano per arrivare al traguardo. Nella sala al quinto piano del Pirellone è stato posizionato il trofeo ‘Senza Fine’ – 37 esemplari in tutto il mondo – il secondo postumo dopo quello di Marco Pantani, realizzato da La Gazzetta dello Sport e Rcs Sport e consegnato ai nipoti di Ganna durante l’ultimo Giro d’Italia, nella tappa lombarda di Livigno.

Luigi Ganna (Induno Olona, 1 dicembre 1883 – Varese, 2 ottobre 1957) è stato uno sportivo e imprenditore lombardo di successo, uno dei pionieri dello sport italiano, il primo vincitore del Giro d’Italia nel 1909. Nello stesso anno ha trionfato nella Classica delle classiche, la Milano-Sanremo, un’impresa straordinaria considerando l’epoca. Dopo il ciclismo si è dedicato alla gestione della fabbrica di biciclette che ha portato il suo nome contribuendo così anche all’evoluzione tecnica del ciclismo. “Il muratore varesino Luigi Ganna è alto e forte, ha il viso aperto e gioviale del semplice: sotto la camiciola inzaccherata di calce s’indovina il torso possente”. Gianni Brera immaginava così quel ragazzotto che ai primi del Novecento si presentò al Club Granida di Piazza d’Armi a Milano, dove corridori più o meno improvvisati si sfidavano per alimentare le scommesse del pubblico. Luisun era nato nel rione San Cassano di Induno Olona il primo dicembre 1883 e aveva una forza taurina: a diciassette anni faceva il pendolare dalla Valceresio a Milano in bicicletta. Pedala e pedala, eccolo attratto dal ciclismo. Diventa dilettante nel 1905 e debutta professionista alla prima edizione del Giro di Lombardia (è terzo dietro al ‘Diavolo rosso’ Gerbi e a Rossignoli). Partecipa al Tour: con Galetti e Pavesi forma il trio dei moschettieri italiani. Le corse dell’epoca sono trasferimenti avventurosi in mezzo a mille pericoli e a strade impossibili. Ma nulla ferma il coriaceo Ganna, un corridore speciale, fortissimo sul passo ma un po’ fermo in volata.

L’anno d’oro del nostro è il 1909, quando vince Sanremo e Giro d’Italia (prima edizione). Sulla Riviera dei Fiori compie un’impresa epica: primo sul Turchino in mezzo a una bufera con pioggia e nevischio, fora in discesa ma recupera su tutti e poi fugge di nuovo. Al Giro è l’apoteosi (tre tappe e la classifica finale), che lo fa diventare il ciclista italiano più forte e più famoso. La Gazzetta celebra il campione e dedica queste righe alla Valganna: “Una valle che nel verde che s’adagia nasconde la roccia e il granito … terra classica di scultori, ha diffuso intorno a sé una simpatica forma di intelligente rudezza. Degli uomini di quella valle, alti, asciutti, induriti sulle strade montane, si dice: sono dei forti”.

Legatissimo all’Atala, per la quale ha corso a lungo, Ganna è uno sportivo accorto e saggio capace di slanci e di iniziative intraprendenti. Non s’accontenta dei successi e si dedica con determinazione e passione alla famiglia e all’azienda di bici e moto che ha fondato. Negli anni cinquanta correrà per il marchio Ganna anche il grande Fiorenzo Magni. Luisun, amatissimo imprenditore, scomparirà il 2 ottobre 1957.