MILANO – Ancora un ritrovamento di grande importanza scientifica nel Po. Sulla sponda del fiume due pescatori hanno notato qualcosa ed hanno scoperto un reperto preistorico. Si tratta del terzo ritrovamento di questo tipo. Sono già emersi i crani umani di “Paus” e “Acamar”, e adesso il Grande fiume restituisce un altro importante reperto custodito per millenni dal suo fondale. Si tratta del teschio di un cervo megacero. Il teschio è affiorato mentre due pescatori dello Spinning club di Piacenza erano sulle sponde per pescare.
Notando affiorare lo strano oggetto, lo hanno recuperato e, fortunatamente, hanno subito capito che non si trattava di un teschio animale qualunque e hanno contattato il Museo geologico di Castell’Arquato, dove ora è custodito il cervo megacero. Come ha spiegato il direttore del museo piacentino Carlo Francou è stata subito avvisata la Soprintendenza ed è stato avviato l’iter per gli accertamenti. Per risalire all’Età precisa del reperto sarà avviato uno studio in collaborazione con l’Università di Milano. Dai primi sommari accertamenti, tuttavia, si stima che il teschio appartenga ad un cervo vissuto tra 180 e 200 mila anni fa. Testimonianze fossili del megacero megacero sono state ritrovate in varie zone d’Europa, inizialmente considerato simile all’alce è stato classificato come più affine ad un cervo. Il megacero è famoso per le sue dimensioni. Raggiungeva i due metri al garrese, con la testa circa 2,80 metri. Il palco di corna è il più grande fino ad oggi esistito e poteva raggiungere anche i tre metri e mezzo di ampiezza. Il suo nome Megaloceros o megacero significa dal greco dalle corna giganti. I numerosissimi ritrovamenti nel Po sono dovuti all’eccezionale secca causata dalla scarsità di piogge degli ultimi anni.