Due cinghiali morti e risultati infetti dalla peste suina ritrovati una settimana fa nel Pavese, hanno fatto scattare un Piano regionale che prevede macelli attrezzati a lavorare le carni suine sane, ma provenienti da aree infette.
Il blocco e l’abbattimento dei suini da allevamento compresi quelli provenienti da allevamenti sani, ma in zone dove la zoonosi è riscontrata, provocherebbe una crisi economica epocale per il settore che, in Lombardia conta poco meno di 3 mila allevamenti dai quali proviene la metà della produzione di tutta Italia. Una catastrofe economica che colpirebbe di conseguenza anche il settore della lavorazione e trasformazione delle carni suine.
La normativa prevede l’abbattimento, in caso di diffusione della patologia, di tutti i capi presenti nell’area interessata e questo determinerebbe danni enormi per gli allevatori che sono alla base della filiara produttiva di salumi ed insaccati, molti dei quali hanno ottenuto i marchi Dop, la denominazione di origine protetta e Igp, l’indicazione geografica protetta, un marchio attribuito dall’Ue a prodotti agroalimentari con una qualità, reputazione e caratteristiche che dipendono dall’area geografica. Almeno una tra le fasi di produzione, trasformazione e elaborazione deve avvenire all’interno di un determinato territorio. Il Piano dei mattatoi Il piano macelli è stato proposto nel corso di una riunione alla Regione Lombardia con le Ats, le associazioni dei produttori Cia, Confagricoltura e Coldiretti e quelle degli industriali Assica e Assocarni.
La proposta prevede che gli animali provenienti da zone infette possano essere macellati, a condizione che i maiali devono provenire da allevamenti sottoposti a misure di “biosicurezza rafforzata” e che i preventivamente individuati garantiscano la separazione delle partite. La carne macellata potrà essere commercializzata su tutto il mercato Ue, poiché la peste suina non si trasmette all’uomo e le misure di abbattimento sono mirate ad evitare la diffusione della malattia tra gli animali. La regione dovrà però rafforzare i controlli sulla popolazione dei suini selvatici, quindi cinghiali e ibridi e sono previste le squadre per l’abbattimento dei capi selvatici che sono i vettori che poi diffondono la patologia. In tutto il territorio nazionale la popolazione di cinghiali è aumentata.
Intanto il Consiglio regionale ha approvato la mozione che impegna la Giunta regionale a promuovere un protocollo di intesa tra la Regione Lombardia e le maggiori organizzazioni professionali agricole per l’attività di controllo e prelievo venatorio nei territori a presenza consolidata del cinghiale, aumentando la fornitura dei dispositivi di cattura dei cinghiali soprattutto nelle aree di restrizione, distribuendoli ad Atc e Comprensori Alpini. Inoltre la Giunta dovrà intervenire in conferenza Stato-Regioni per chiedere al Commissario straordinario del Governo di semplificare le procedure autorizzative per i componenti dei gruppi di abbattimento , a rendere omogenee le procedure regionali di gestione del cinghiale con un unico regolamento regionale; incrementare il personale dedicato alle attività di monitoraggio; prorogare di un anno gli attuali piani di prelievo fino a giugno 2024; istituire un albo speciale dei cacciatori che operano nell’ambito dell’emergenza PSA il prelievo del cinghiale in tutte le sue forme.