LONATE POZZOLO Una super perizia farà luce sulla morte di Sara Orlandi, la giovane lonatese scomparsa il 22 giugno 2009 a soli 28 anni in seguito a quello che l’azienda ospedaliera di Gallarate definì «uno shock settico per episodio acuto e fulminante da patologia batterica meningococcica». Il gup di Busto Patrizia Nobile ha respinto la richiesta di archiviazione del fascicolo aperto per omicidio colposo a carico dei medici del pronto soccorso gallaratese che seguirono il caso di Sara.
Lo stesso giudice per le indagini preliminari ha accolto in toto le opposizioni alla richiesta di archiviazione avanzate dall’avvocato Pietro Romano, legale della famiglia Orlandi.
«Andando oltre – spiega Romano – il nostro perito ha sconfessato punto dopo punto la perizia depositata in procura. Non fu, secondo il nostro esperto, un episodio fulminante e imprevedibile scoppiato intorno alla mezzanotte tra il 22 e il 23 giugno ad uccidere Sara, ma una patologia già visibile e diagnosticabile in occasione della prima visita effettuata alla ragazza in pronto soccorso. Non a mezzanotte ma alle 17, con possibilità di predisporre una profilassi che avrebbe potuto salvarla. Ora a fronte di queste opposizioni il gup ha disposto che sia un intero collegio composto da tre periti a riesaminare il caso. E uno di loro dovrà avere una specializzazione quale immunologo epidemiologo esperto in malattie infettive in modo da avere chiarezza completa sull’accaduto».
Sara si recò in ospedale alle 17 del 22 giugno: aveva già la febbre altissima e stava visibilmente molto male. Le fu dato un antipiretico da banco e fu rimandata a casa. Quando la giovane ritornò in pronto soccorso in preda agli spasmi era già troppo tardi. «Il gup ha inoltre disposto che venga ascoltato il padre della ragazza, presente con lei quella drammatica sera – spiega Romano – Aveva già chiesto di essere ascoltato, ma il pm non aveva ritenuto necessario farlo. La famiglia, con dignità estrema, vuole soltanto la verità sulla morte di Sara». Adriano Orlandi ha sempre dichiarato, agendo di conseguenza, di volere solo giustizia per sua figlia. Una giustizia dovuta.
Simona Carnaghi
f.artina
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