La LIUC – Università Cattaneo, nel suo progetto di internazionalizzazione legato alle attività di didattica e ricerca dell’Ateneo, ha presentato nella sede di rappresentanza londinese il rapporto del Pem International, Osservatorio attivo presso la LIUC Business School. La mappatura è stata avviata per monitorare l’attività dei principali fondi internazionali attivi in Europa.
I numeri dell’Osservatorio sono stati presentati, alla presenza del Rettore della LIUC Federico Visconti, dalla professoressa Anna Gervasoni, delegata del Rettore all’Internazionalizzazione della LIUC e da Giovanni Davide Orsi, Managing Director, Private Equity, PSP Investments e Leader del Chapter London LIUC Alumni. Sono intervenuti anche Kevin Amess, professore Ordinario Managerial Economics, Università di Nottingham e direttore CMBOR e Josè Marti, professore Ordinario, Università Complutense di Madrid.
Si tratta della prima occasione pubblica in cui vengono presentati i risultati della ricerca con riferimento al contesto europeo e commentati con i colleghi universitari internazionali.
Per realizzare ciò, il team di ricerca ha preso in considerazione i fondi che hanno raccolto maggiormente negli ultimi dieci anni analizzando la composizione del portafoglio per settore e per Paese. Sono stati esclusi dalla ricerca i fondi che investono solo in infrastrutture, real estate, venture capital, nonché i fondi di fondi e i fondi di secondario.
Nell’analisi sono stati monitorati 33 fondi attivi selezionati tra i maggiori al mondo attivi in Europa.
Risultati principali
Dai dati elaborati dall’Osservatorio, 21 dei 33 fondi internazionali (presi in considerazione per le dimensioni in termini di capitale raccolto tra il 2012 e il 2021) e attivi in Europa hanno sede negli Stati Uniti, 8 in Gran Bretagna, 2 in Francia, 1 in Australia e 1 in Svezia. Nonostante questi numeri, i 6 fondi più attivi, che hanno realizzato la metà del numero totale di investimenti nel periodo in esame, hanno tutti sede in Europa (4 in Gran Bretagna).
L’attività di investimento dei fondi in Europa è quasi raddoppiata dal 2012 al 2021; nello stesso periodo, secondo Invest Europe, il numero totale delle operazioni di private equity (esclusi venture capital e infrastrutture) è cresciuto a ritmi inferiori; ciò denota come i fondi analizzati siano diventati più attivi.
Tutti i Paesi hanno registrato un aumento degli investimenti, a fine 2021, rispetto a quelli realizzati nel 2012. In particolare, in Italia si è registrato l’incremento maggiore dove le operazioni sono triplicate dal 2012 al 2021. Se consideriamo il numero totale degli investimenti sul mercato italiano (dato AIFI che esclude il venture capital e le infrastrutture) l’aumento è minore. I numeri mostrano quindi una crescente attrazione per l’Italia da parte dei maggiori fondi internazionali.
La Gran Bretagna resta il Paese leader nell’attrazione di investimenti di private equity da parte di grandi operatori: prendendo in considerazione il portafoglio totale nel 2021, i fondi con sede in UK rappresentano il 30% del numero totale, seguiti dalla Francia con 17%. Se consideriamo il portafoglio alla fine del 2016 e del 2012, i dati sono abbastanza simili a quelli del 2021 (25% UK, 23% Francia in entrambi i periodi) e ciò dimostra come le strategie di investimento geografiche sembrino costanti nel tempo.
«Lo studio vuole analizzare i trend di sviluppo a livello internazionale per monitorare la crescita del nostro Paese rispetto agli altri Stati europei» afferma Anna Gervasoni. «Dalle prime evidenze, si nota come l’Italia ha registrato un trend positivo, segno della grande attrattività della nostra imprenditoria che con il sostegno del private equity può essere maggiormente valorizzata e diventare una grande eccellenza internazionale».
Infine, concentrandosi sul mercato complessivo del private equity italiano, AIFI ha analizzato l’attività di investimento nel Paese di tutti i fondi internazionali evidenziando un trend di crescita costantemente in aumento vertiginoso: l’ammontare investito è passato, infatti, da 1,3 miliardi di euro nel 2012 a 11,1 miliardi di euro nel 2021, mentre il numero delle operazioni è cresciuto passando da 20 a 165, a testimonianza di una crescente attrattività delle aziende italiane.