L’Onu difende il nuovo testo anti-razzismo, ma Israele insorge


Ginevra, 19 mar. (Apcom)
– Il nuovo progetto di dichiarazione
finale della conferenza “Durban II” contro il razzismo
rappresenta “una base solida” per la prosecuzione del processo.
Ne è convinto l’alto commissario dell’Onu per i Diritti umani,
Navanethem Pillay, che ha spiegato come “si dispone ormai di
una base buona e solida” per il proseguimento del negoziato. “Non
ci dovrebbe più essere ostacoli” per il successo della
conferenza, ha commentato. “Spero realmente che si tratti
dell’apertura necessaria a raggiungere un consenso” unanime a
fine aprile a Ginevra, ha insistito. Ma il documento presentato
martedì a Ginevra non soddisfa Israele, che ritiene “inaccettabili”
gli attuali riferimenti al testo elaborato nel 2001.

Come richiesto dall’Ue, il testo è stato ridotto (17 pagine) e
non contiene più riferimenti né a Israele né al concetto di
diffamazione delle religioni (che avrebbe messo a rischio il
principio della libertà di espressione), elementi considerati
come una ‘linea rossa’ dai paesi occidentali. Dopo gli Stati
Uniti, anche gli europei hanno minacciato lunedì di astenersi dai
lavori di Durban II se la mozione non fosse stata radicalmente
modificata.

Il documento non fa più alcun riferimento alle richieste di
risarcimento per la schiavitù praticata in passato da alcuni
paesi europei, come richiesto in origine dai paesi africani, così
come alla questione delle discriminazioni legate
all’omosessualità, difesa questa volta dalle capitali
occidentali. Il “mediatore” russo, Youri Boychenko, che ha
elaborato questa nuova versione con l’aiuto di tre esperti un
belga, un norvegese e un egiziano, si è detto ieri “ottimista”
sul consenso che sarà riservato al nuovo testo. “La linea rossa è
diventata rosa”, ha commentato in riferimento ai punti giudicati
inaccettabili dagli occidentali.

L’alto commissario dell’Onu ha ringraziato “coloro che hanno
contribuito con buona volontà a produrre questo testo nonostante
le critiche insistite e a volte distorte che hanno pesato sul
processo”. Pillay ha invitato tutti gli stati a “non adottare una
posizione rigida e politica o polemica” ma al contrario a
“lavorare insieme” per garantire il successo della riunione.

Da parte sua, il presidente del Consiglio Onu dei diritti
dell’Uomo, Martin Ihoeghian Uhomoibhi, ha spiegato che il nuovo
testo permette di prevedere un “reingaggio” Stati Uniti e di
Israele nel processo. “Non mi sembra che il testo abbia un tono
antisemita”, ha precisato il diplomatico nigeriano dicendosi
“ottimista” su un ritorno di Israele e Stati Uniti al processo
negoziale. Ma l’ambasciatore israeliano a Ginevra ha spiegato che
la nuova mozione non soddisfa Israele che giudica insufficienti
le modifiche apportate al testo. Il diplomatico ha ricordato che
il documento non contiene più alcun riferimento a Israele ma
ripresenta ancora il legame tra il conflitto israelo-palestinese
e il problema del razzismo, già esposto nel testo del 2001. E
Leshno-Yaar ha spiegato che “qualsiasi riproposizione del
documento del 2001 è totalmente inaccettabile per Israele”.

Intanto il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha
ribadito il sostegno al testo olandese “concordato lunedì”.
“Abbiamo avuto oggi un’ulteriore riunione di coordinamento
europeo, abbiamo ribadito la decisione presa dai ministri degli
Esteri, quindi quella è la decisione” ha commentato Frattini. “Se
vi sarà un accoglimento (da parte dell’Onu, ndr) del testo
concordato lunedì, noi ovviamente saremo favorevoli: qualunque
altra proposta noi non la condividiamo” ha precisato il capo
della diplomazia italiana. La mozione olandese è “un testo di
venti paragrafi” ha fatto notare, mentre quella avanzata ieri
grazie agli sforzi di mediazione della Russia è passata da 250
paragrafi a 113-114.

“Certamente – ha aggiunto Frattini – le proposte del mediatore
russo non le scartiamo a priori. La riunione di Ginevra è ancora
molto lontana (si terrà dal 20 al 24 aprile, ndr), la decisione
presa dai ministri (europei) è stata una e se dovrà essere
cambiata dovranno tornare i ministri a decidere, non è che
possono decidere i nostri ambasciatori”.

Cep

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