L’orecchio di Van Gogh? “Fu Gauguin a tagliarlo”


Roma, 4 mag. (Apcom)
– Altro che automutilazione e follia incipiente: non fu Vincent Van Gogh a tagliarsi l’orecchio, bensì fu l’amico Paul Gauguin a mozzarglielo (prima di rifugiarsi in mezzo alle donne di Tahiti). Il giallo più celebre della storia dell’arte viene ripescato da due studiosi tedeschi, Hans Kaufmann e Rita Wildegans, in un saggio da poco uscito.

Eccellente schermidore, il pittore francese avrebbe mozzato il lobo dell’amico nel corso di un litigio con un colpo di sciabola. E Van Gogh avrebbe taciuto per proteggerlo. Come lo registrano le cronache, il mattino del 24 dicembre 1888 la polizia di Arles – la località dove Van Gogh viveva in Francia – trova un uomo col viso insanguinato e lo porta in ospedale. Nel corso di una crisi, Van Gogh si sarebbe mozzato l’orecchio sinistro (l’orecchio destro negli autoritratti allo specchio) con un rasoio. Il gesto sarebbe il sintomo della incipiente pazzia di cui tanto si è scritto (sette mesi dopo il pittore olandese si suicidò).

Sull’automutilazione, negli anni Trenta critici come Georges Bataille e Antonin Artaud costruirono la tesi di un gesto sacrificale valorizzando la follia come base fondante dell’arte moderna, ricorda oggi il quotidiano francese Le Figaro. Poi arrivò anche Hollywood: nel film del 1956 “Lust for Life” (“Brama di vivere”), Vincent Minnelli assegnava a un improbabile Kirk Douglas il compito di tagliarsi l’orecchio (fuori scena).

Ma fra gli studiosi che hanno scartabellato le magre fonti disponibili, la responsabilità di Van Gogh non è mai stata data per certa. L’ipotesi che Paul Gauguin avesse vibrato un colpo di sciabola, e che Van Gogh non avesse voluto denunciare l’amico, spiegherebbe il ritorno precipitoso del francese a Parigi e forse anche la sua successiva fuga all’estero.

Secondo il saggio degli studiosi tedeschi, Gauguin si sarebbe liberato della spada gettandola nelle acque del Rodano. Non fu mai ritrovata, ma nemmeno fu ritrovato il rasoio, scrive Hans Kaufmann. “Di sicuro, la versione ufficiale si basa soprattutto sui ricordi di Gauguin, “Avant et Après”, pubblicati nel 1903″. Quel testo parla di una lite per questioni artistiche, scoppiata ad Arles in un clima di crescente tensione fra i due. Quella sera, Van Gogh avrebbe afferrato un coltello, Gauguin sarebbe scappato. Van Gogh si sarebbe automutilato consegnando il lobo avvolto in carta di giornale a una prostituta e si sarebbe messo a letto. Qui la polizia lo trovò la mattina dopo, avvertita dalla casa di tolleranza.

Secondo i due studiosi tedeschi, poi, la lite non fu su questioni artistiche ma “su una certa Rachele” in una casa di piacere a trecento metri dalla “casa gialla” di Van Gogh a Arles. Per saperne di più, leggere “Van Goghs Ohr, Paul Gauguin und der Pakt des Schweigens” (“L’orecchio di Van Gogh, Paul Gauguin e il patto del silenzio”), saggio in tedesco di Hans Kaufmann e Rita Wildegans, Osburg Verlag, 392 p., 23 euro.

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