Silenzi e bugie, ostinati. Accompagnati da una «condotta cinica» e dalla «evidente volontà di volere infliggere alla vittima sofferenze», con «un’azione efferata, rivelatrice di un’indole malvagia e prima del più elementare senso d’umana pietà». Il gip di Ragusa, Claudio Maggioni, ricostruisce la personalità di Veronica Panarello, 26 anni, nel decreto di convalida il fermo nei confronti della donna accusata di avere ucciso, il 29 novembre scorso, suo figlio Loris, otto anni.
Lo avrebbe strangolato, ritiene il giudice.
La donna, avrebbe «avuto il tempo e l’occasione per farlo» con una fascetta stringicavo in plastica della «quale aveva disponibilità». E avrebbe anche «avuto tempo e occasione per gettare il corpo esamine del piccolo Loris nel canale di scolo dove è stato trovato», vicino al Mulino Vecchio di Santa Croce Camerina. Il gip avanza anche un giudizio, sostenendo che «non è ragionevole ritenere che di fronte alla tragica situazione di un figlio di otto anni ucciso in un modo così brutale» la donna «si rifiuti ostinatamente di raccontare la verità». L’unica spiegazione è che lo fa «in quanto lei stessa è la responsabile del grave delitto».
Ecco perché nei suoi confronti, esaminando gli atti prodotti dalla Procura, emerge un «quadro indiziario di rilevante gravità». E sussiste il «pericolo di fuga» della donna, che potrebbe «commettere gravi delitti della stessa specie». Un’accusa pesante davanti la quale Veronica Panarello, in carcere, non trattiene le lacrime. Anche se poi ripete: «Sono innocente, non ho ucciso Loris, l’ho accompagnato a scuola». «Sono sotto attacco mediatico», dice al suo avvocato, ormai consapevole che anche la famiglia dubita di lei. Per questo rinnova l’appello: «Ai miei cari dico: non mi abbandonate».
Intanto ha trovato la vicinanza delle altre detenute, che le hanno fornito vestiti di ricambio che aveva finito. Soltanto suo padre l’ha cercata e anche a lui ha espresso il suo desiderio. Irrealizzabile. «Voglio andare ai funerali di Loris, voglio esserci per stare vicino a mio figlio». Funerali che non sono stati fissati in quanto la salma sarà restituita solo la prossima settimana, visto che ancora si sono conclusi gli esami del medico legale Giuseppe Iuvara.
Ma nel provvedimento del giudice Maggioni c’è un altro elemento che colpisce e che, in parte era già emerso nel decreto di fermo. In 106 pagine non c’è un abbozzo di spiegazione a quel che è accaduto, non c’è il perché una madre avrebbe ucciso il figlio. Provano a dare una risposta gli inquirenti, ipotizzando che «il fragile quadro psicologico della donna, non disgiunto da un vissuto personale di profondo disagio nei rapporti con la famiglia d’origine, potrebbe rivelarsi una possibile concausa della determinazione omicida» di Veronica.
La Procura non esulta per l’accoglimento in pieno della sua tesi: «La drammatica gravità dei fatti oggetto delle accuse mosse a Veronica Panarello – affermano i pm – impongono sobrietà e rispetto per i sentimenti di dolore e pietà che la vicenda suscita».