L’ospedale diventa trasparente Ecco stipendi di manager e primari

VARESE Gli stipendi dei manager pubblici, dopo la riforma Brunetta, sono disponibili sui siti web degli enti. Anche quelli dei dirigenti della Fondazione Macchi, l’ospedale di Varese. Dal direttore generale Walter Bergamaschi, con i suoi 182.980,64 euro, il direttore sanitario, Roberto Riva, e il direttore amministrativo Sergio Tadiello (oggi al San Paolo di Milano), entrambi con 146.384,44 euro, passando dai primari come Massimo Agosti, il più ricco dei medici con i suoi 131.850,36 euro, fino ai due-tremila euro di altri sanitari.

Si tratta dei redditi lordi dell’anno 2009, i più recenti reperibili in rete, ma che danno un’idea di come funzioni un’azienda ospedaliera e delle responsabilità che ogni manager deve affrontare.
Il più “ricco” di tutti, secondo le tabelle pubblicate, è il direttore generale, Walter Bergamaschi. Ma il suo ruolo è quello più carico di responsabilità, equivalente a quello che, nelle aziende private, si chiama amministratore delegato. «Il mio stipendio netto arriva a seimiladuecento euro, molto meno del mio equivalente nel settore privato, visto che sono a capo di un’azienda di oltre quattromila dipendenti», sottolinea Bergamaschi. A fine anno, poi, in busta paga arriveranno anche le retribuzioni per risultato, ovvero i premi di produttività. Che restano comunque più bassi di quelli di un normale amministratore. Uno stipendio ritenuto «appropriato» dallo stesso dg, che spiega di non avere la possibilità, come altri manager o come gli stessi primari, di aprire altri contratti di lavoro.
Il suo incarico per Varese è stato appena rinnovato per altri cinque anni, ma non si tratta di un rapporto di lavoro sicuro: per mantenere il posto, il Dg dell’ospedale dovrà dimostrare di essere in grado di raggiungere gli obiettivi posti dalla Giunta regionale. A un anno e mezzo e a tre anni dalla nomina, infatti, la Regione effettuerà delle verifiche: Bergamaschi dovrà presentare i dati in linea con le direttive regionali, che valuteranno parametri come i tempi d’attesa o l’equilibrio dei bilanci dell’azienda ospedaliera. «Le regole di sistema imposte dalla Regione devono essere la guida delle azioni dei dirigenti ospedalieri. Gli stessi vincoli di mandato li hanno anche il direttore sanitario e quello amministrativo. Il nostro posto non è assicurato».
Le loro nomine, però, è noto che dipendano dalla politica: spesso i dirigenti delle aziende sanitarie fanno riferimento a precise aree. «Uno dei compiti della giunta regionale è quello di dare l’indirizzo strategico della sanità. Questo porta a sviluppare gli obiettivi che ogni azienda deve raggiungere. – spiega Bergamaschi – è normale che la giunta scelga poi i dirigenti in base all’adesione che questi possono garantire al piano strategico. È una questione di fiducia. Questo però, non significa che un dg sia legittimato ad agire politicamente. Ciò che deve rimanere in primo piano è la qualità della professione».
Chiara Frangi

s.bartolini

© riproduzione riservata