Tristezza, preoccupazione, rabbia, disperazione.
Un’altra settimana se n’è andata, di svolte societarie non ce ne sono state e nel weekend non ce ne saranno. Il Varese Calcio è a un passo dal baratro: e se domani giocasse la sua ultima partita?
Tra i tifosi il timore si sparge. Sui social, al bar. E, ovviamente, anche al Franco Ossola. Dove, ieri, i biancorossi si sono allenati insieme a mister Paolo Tresoldi, sotto gli occhi – attenti come sempre, cupi come non mai – dei “guardiani”. Assente il proprietario Paolo Basile – passato da Masnago giovedì – e anche il direttore sportivo Alessandro Merlin (ieri, per una volta, tenuto lontano da motivi personali). Nessuna comunicazione, nessuna reazione, nessun commento né alla situazione né alle cessioni. Silenzio totale.
È così un’aria di abbandono quella che si respira ai piedi del Sacro Monte; un’aria riempita da speranze ma, anche, da fantasmi: «Arriverà qualcuno a salvare il Varese?»; «Se non succede qualcosa, settimana prossima troveremo i cancelli chiusi con i sigilli…».
Il tempo passa, e rispetto a venerdì scorso (e quello prima; e quello prima ancora…) nulla è cambiato. Si vocifera della promessa di pagare gli stipendi (manca ottobre e, a breve, novembre) nei primi giorni di settimana prossima: un ritornello già sentito e che mai si è avverato (né la scorsa stagione, né questa).
Un ritornello che questa squadra non si merita, perché si allena (e gioca) al massimo delle sue possibilità, pur avvilita dalla delusione di trovarsi in una piazza importante come Varese ma, purtroppo, senza un progetto serio a supporto.
Per far fronte alla mancanza di liquidi – che costringe, pure, i genitori delle squadre giovanili a pagarsi i bus per andare in trasferta – si sta cercando di “fare cassa”, vendendo cartellini e, al contempo, risparmiando sugli ingaggi: alcuni giocatori se ne sono andati, altri ancora saranno presto costretti a farlo. Il mercato dilettanti chiude venerdì: chi giocherà domenica 17 al Franco Ossola?
Domande, che fanno montare la rabbia dei tifosi.
Rabbia che fin qui si è sfogata contro la squadra e i giocatori, l’unica cosa per ora rimasta al Varese (insieme al settore giovanile: che non se la passa bene neanche lui). A loro bisognerebbe stare vicini, contestando invece chi ha la responsabilità di quanto accade ed è accaduto da febbraio dell’anno scorso (se non dal giugno precedente), auspicando una presa di responsabilità che continua a non arrivare.
Se c’è qualcuno che ama il Varese, si faccia avanti: tempo non ce n’è più. Appuntamento a lunedì. Con il cuore, biancorosso, in mano.