MALPENSA – E’ di un mese fa la convocazione della Commissione Tecnica di Valutazione Ambientale in senso al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per trattare del Masterplan Malpensa 2035. Le prime voci ufficiose parlano del “via libera” al Piano di Sviluppo dell’aeroporto ma con alcune modifiche e qualche perplessità, relative all’espansione dell’area cargo. Ancora, però, non c’è nulla di concreto e Unicomal va all’attacco, definendo tale silenzio non solo “imbarazzante” ma addirittura “omertoso”. Del resto – ricorda l’Unione dei comitati anti-Malpensa – che è passato già un mese dal via dei lavori istituzionali sul tema, da parte del Ministero dell’Ambiente e c’è ancora riserbo assoluto (https://www.laprovinciadivarese.it/malpensa-masterplan-2035-riserve-sullampliamento-della-zona-cargo-per-limpatto-ambientale-324333/).
Da canto loro, gli ambientalisti non ci tengono a ripercorrere le tappe di 24anni fa, quando si muovevano i primi passi del progetto Malpensa 2000. Dichiarano infatti come
anche in quell’occasione il Ministero dell’Ambiente pronunciò il parere negativo di compatibilità ambientale di concerto con il Ministero dei Beni Culturali. Ma la realizzazione di tale progetto aeroportuale avvenne comunque, con tutti i problemi derivanti che oggi pesano sul territorio e ciò a causa di un Dpcm dell’allora Presidente del Consiglio, che ancora oggi viene ricordato come “Decreto D’Alema” e che ha consentito il concretizzarsi di questa molto discutibile opera pubblica senza compatibilità ambientale.
Le parole del portavoce di Unicomal Massimo Uboldi
Troviamo che questo silenzio sia imbarazzante e poco trasparente nei confronti di cittadini, associazioni, comitati e pubbliche amministrazioni che hanno contribuito con le loro osservazioni al miglioramento e alla critica del Masterplan 2035, oltretutto obsoleto e già superato dai tempi.
Unicomal critica fortemente l’atteggiamento dei nove sindaci del Cuv
“sottoscrittori dell’accordo di programma siglato con Regione Lombardia senza neppure la consultazione de propri Consigli Comunali, approvando in questo modo l’espansione della Cargo City di 44 ettari, la distruzione di una grande superficie di Brughiera all’interno del Parco Ticino e bypassando i doveri istituzionali stabiliti per legge della nostra Repubblica. Non risulta neppure che questi amministratori si siano fatti promotori verso il Ministero dell’Ambiente dell’esito dei lavori di tale Commissione, per poi informare in maniera tempestiva la cittadinanza sul futuro di questo importante parte di territorio.