L’uomo del cipresso: «Varese mi scalda»

«Questa notte ho avuto freddo, oggi invece il cuore di Varese mi ha scaldato. Sono tutti con me». Queste le prime parole dette ieri mattina da , il ragazzo-coraggio che l’altro ieri è salito sul cipresso dei Giardini Estensi, quando siamo andati a vedere come stava.

Varese si è stretta intorno a lui, sono state numerosissime infatti le persone accorse nella giornata di ieri per conoscere di persona lo “scalatore” di cipressi e per esprimergli personalmente il proprio sostegno e stima.

Michele racconta di essere stato in compagnia quasi tutta la notte. Dice di aver visto uno scoiattolo all’imbrunire passeggiare sul suo albero «forse non sa e non gli importa che questo cipresso non sia autoctono (uno dei motivi per cui il Palazzo ha deciso di abbattere i sedici alberi) perché tra i suoi rami correva felice».

Gli amici, invece, non hanno tardato ad arrivare, facendogli compagnia fin quasi alle due. «Quando loro sono andati via, è arrivata una comitiva di ragazzi a chiacchierare vicino alla fontana. All’inizio si sono spaventati per il mio rumore, visto che per passare il tempo ho suonato la mia borraccia come se fosse uno djambe. Mi annoiavo. Loro si sono avvicinati accorgendosi che ero sull’albero e mi hanno fatto mille domande, abbiamo chiacchierato fino alle quattro di notte».

È stata una notte di freddo e di nuove amicizie quella di Forzinetti. Racconta di aver dimenticato a casa, nella fretta della preparazione al blitz, la torcia per leggere il Valden di Thoreau, l’unico libro che ha scelto di portarsi e che non a caso parla della vita nei boschi.

La giornata di ieri, invece, è iniziata con la visione di una splendida alba sui Giardini. Poi il primo incontro, quello con una coppietta che portava a passeggio due cani. Loro per solidarietà gli hanno portato brioche e caffè.

Subito dopo la colazione Michele ha incontrato l’agronomo : stava facendo la sua solita corsetta mattutina e non ha potuto far a meno di notare quello striscione appeso all’albero. Dopo di lui, per tutta la giornata, è stato un continuo avvicendarsi di persone. Un continuo battere del grande cuore di Varese.

C’è stato chi è passato li sotto per portare al ragazzo succhi di frutta, the freddo e acqua dopo aver letto la notizia: per tutta la giornata, sotto il cipresso numero nove c’é stata una folla continua. «Quello che volevo ottenere era l’interesse della gente – spiega Forzinetti soddisfatto – Voglio solo che ognuno si crei una propria coscienza e sia informato di ciò che il Comune intende fare. Mi piacerebbe avere un confronto anche con il sindaco o con l’assessore ».

Sotto quell’albero si è discusso tanto e per tutto il giorno. Si è parlato di politica, di ambiente e di filosofia. Sembrava di essere nell’antica Atene.

Ognuno ha portato il suo contributo, grande o piccolo. Ognuno si è prodigato a donare qualcosa, di materiale o intellettuale.

Verso le sei di sera è arrivato anche il professore , che ha recitato con Michele “Davanti San Guido” una poesia di Carducci che parla non a caso di cipressi.

Il professore ha lasciato, su una lavagnetta appesa all’albero, la testimonianza scritta del suo passaggio. Zanzi non è stato da meno, tornato a trovare il suo nuovo amico, gli ha dedicato una frase di, un esperto di natura americano:«Una città senza alberi è morta».

A un certo punto sono arrivati anche i genitori, combattuti tra l’orgoglio per la protesta portata avanti dal loro Michele e la sacrosanta paura nel vedere il loro “bambino” appeso lassù.

Ma lui, quasi sottovoce, per farsi sentire solo dalla mamma, le ha sussurrato: «Non preoccuparti. Sono al sicuro, ho qui tutte queste corde. Sono in compagnia, ho qui tutta questa gente».

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