“Il mio Papa è Benedetto”, è scritto in caratteri bianchi sulle magliette blu che i Giovani padani metteranno in vendita sul pratone di Pontida. Cioè: era meglio Ratzinger di Bergoglio. Il primo “…ha sempre fatto di tutto per chiarire i rischi dell’Islam come dimostra il discorso di Ratisbona”. Il secondo “…non sta difendendo la civiltà occidentale e la libertà” sentenzia il commissario dei boys salviniani, a nome Crippa, assolutamente ligio nel seguire la linea dettata dal suo capo, che per amor di lepenismo italianizzato ha da tempo messo nel mirino il vescovo di Roma.
Nessun simbolo di partito sulla t-shirt, così da renderla condivisibile/appetibile anche a chi non appartiene alla schiera dei “ragazzi del Nord”; e invece il profilo del pontefice tedesco ritiratosi a vita privata. Ma davvero Ratzinger la pensava in un modo e Bergoglio la pensa in un altro? Il dubbio è lecito. E sorge la certezza che sia azzardato porselo, figuriamoci esplicitarlo.
Ratzinger e Bergoglio -ciascuno col suo linguaggio, la sua cifra culturale, il suo relazionarsi alla contemporaneità oltre che al passato- hanno spesso approfondito il tema Islam-cristianesimo, in un quadro di generale visione e non sull’onda d’una notizia di cronaca, sia pure drammaticamente grave.
Ne deriva questo risultato: entrambi sono d’accordo che le religioni devono convivere, rispettarsi, cercare punti d’incontro e sciogliere nodi di contrasto. Ratzinger segnalò con forza la radice di brutalità fanatica da estirpare nell’integralismo del credere, Bergoglio dà per avvertito/conosciuto il pericolo e riflette sul miglior modo per disarmarlo.
Ratzinger, e sono trascorsi ormai dieci anni, pose il problema. Bergoglio, e siamo da tempo in emergenza terrorismo, cerca la soluzione. Qual è? Secondo lui, il dialogo. La comprensione. Il perdono, se del caso. Buonismo? No, realismo. Spiega: non è l’Islam, nel suo insieme e per definizione, a essere violento, ma una sua frangia minoritaria. E pure il cattolicesimo denunzia una storia non priva di derive crudeli, in alcuni suoi passaggi.
Riassumendo. Ci vuole il maggior uso possibile della ragione per affrontare un delicato tema di fede. Il propagandismo a colpi di battute servirà forse a raccattare facile consenso populista, non certo a servire la causa popolare della pace. Che non è di sinistra o di destra, padana o europea, occidentale o orientale, di chiesa o di moschea. E’ la causa di tutti: di chi va sul prato di Pontida, di chi frequenta i luoghi di preghiera.