M.O.; Abu Mazen cerca negli Usa garanzie da Obama


Gerusalemme, 25 mag. (Apcom)
– Il leader palestinese Abu Mazen si prepara a svolgere negli Stati Uniti la visita ufficiale piu’ importante della sua presidenza, che giovedi’ lo portera’ ad incontrare Barack Obama. Per la prima volta dal 2005, da quando e’ stato eletto alla guida dell’Autorita’ nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen avra’ per interlocutore un presidente americano deciso a riequilibrare la linea di Washington in Medio Oriente e ad impegnarsi per la creazione di uno Stato palestinese indipendente. L’ex presidente George Bush pur avendo accettato la soluzione dei “due Stati” (Israele e Palestina) nell’ultima fase del suo mandato e manifestato sostegno ad Abu Mazen, tuttavia negli otto anni passati alla Casa Bianca aveva sempre privilegiato l’alleanza strategica con Israele, a scapito delle aspirazioni palestinesi.

Abu Mazen in terra americana peraltro potra’ godere di uno spazio inatteso e raccogliere la piena attenzione del presidente americano. Il rais egiziano Hosni Mubarak, atteso domani a Washington, ha dovuto rinunciare al viaggio a causa del grave lutto che ha colpito la sua famiglia (la morte del nipote dodicenne) e verra’ sostituito da una delegazione di alto profilo – composta dal ministro degli Esteri egiziano Ahmad Abu Gheit e dal capo dell’intelligence, Omar Suleiman – che avra’ il compito di preparare il viaggio di Obama in Egitto. Il 4 giugno il presidente americano leggera’ all’universita’ del Cairo un atteso discorso sul futuro del Medio Oriente e i rapporti tra Occidente e mondo islamico. Obama, stando ad un giornale arabo, dovrebbe anche annunciare una conferenza internazionale da tenersi il prossimo ottobre con la partecipazione di 57 Stati musulmani, chiamati a siglare la pace con Israele.

Ad Obama giovedi’ prossimo Abu Mazen chiedera’ chiarimenti sul piano dell’Amministrazione per la soluzione del conflitto in Medio Oriente. La scorsa settimana la stampa israeliana ed araba aveva pubblicato corpose anticipazioni sull’iniziativa di Obama dando per certo il suo annuncio il 4 giugno. Dalla Casa Bianca e’ pero’ giunta una smentita. Un portavoce ha spiegato che al Cairo Obama si rivolgera’ al mondo islamico e non illustrera’ il suo piano, volto a dare soluzione al conflitto israelo-palestinese. Una precisazione che ha alimentato le voci di forti pressioni israeliane volte a modificare il piano Usa che prevederebbe, tra i vari punti, la nascita di uno Stato palestinese e la spartizione di Gerusalemme.

“A Washington Abu Mazen intende ricevere assicurazioni e chiarimenti dall’Amministrazione Obama – ha spiegato l’analista palestinese Ghassan Khatib – le indiscrezioni sui punti principali del piano americano hanno generato un cauto ottimismo nell’Anp ma non mancano i punti oscuri”.

“La proclamazione – ha aggiunto Khatib – di uno status internazionale per la casbah di Gerusalemme non soddisfa l’Anp perche’ quella parte della citta’ rientra nelle aree occupate, quindi nel territorio del futuro Stato di palestinese. C’e’ poi la questione dei profughi ai quali Obama nega il diritto al ritorno ai centri abitati originari (oggi in territorio israeliano, ndr)”.

Negli Usa Abu Mazen puntera’ anche a consolidare i rapporti con la nuova Amministrazione, essenziali per la stabilita’ dell’Anp che mantiene un fragile controllo della situazione in Cisgiordania dopo aver perso la Striscia di Gaza, passata sotto l’autorita’ di Hamas due anni fa dopo l’atto di forza compiuto dal movimento islamico contro le forze fedeli al presidente palestinese. Gli Usa sono impegnati, con la collaborazione della Giordania, a riorganizzare i reparti di massima sicurezza dell’Anp e l’Amministrazione Obama e’ intenzionata a fare il possibile per rafforzare la leardership moderata palestinese.

“Piu’ di tutto – ha proseguito Khatib – Abu Mazen ha bisogno di atti concreti dell’Amministrazione Obama per fermare la colonizzazione ebraica dei Territori occupati e per porre le basi necessarie per la nascita dello Stato palestinese. Solo in questo modo (il presidente) potra’ invertire la tendenza che vede la popolazione sempre piu’ sfiduciata verso le possibilita’ del processo di pace e la sua linea moderata”.

Lo stesso Abu Mazen, prima di partire per il Nord America, ha affermato di voler discutere con Obama proprio di colonizzazione e della soluzione dei due “due Stati” alla quale si oppone il governo del premier israeliano Netanyahu che una settimana fa aveva incontrato a Washington il presidente Usa.

In casa palestinese peraltro non mancano coloro che arricciano il naso quando si parla del piano di Obama. A giudicarlo di fatto “inutile” e’, ad esempio, il negoziatore Saeb Erekat, convinto che i piani gia’ esistenti – Road Map, Annapolis e Iniziativa araba – siano sufficienti a delineare un futuro indipendente per i palestinesi e a pacificare il Medio Oriente. A mezza bocca qualche esponente dell’Anp esprime il timore che il piano di Obama finisca per assorbire e vanificare le proposte precedenti, senza ottenere allo stesso tempo un giusto accordo di pace.

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