Gerusalemme, 8 mar. (Apcom) – In un clima di reciproca diffidenza, israeliani e palestinesi hanno avviato ieri una delicata fase di negoziati indiretti sotto l’egida degli Stati uniti. L’inizio del dialogo, dopo uno stallo di oltre un anno, è testimoniato dall’arrivo in Israele e nei Territori palestinesi di Joe Biden, vice presidente americano, la figura più rilevante dell’amministrazione Obama mai giunta finora in Medio Oriente.
Nel frattempo, l’inviato speciale degli Usa, George Mitchell, completava un’ennesima navetta nella regione per rientrare a Washington e fare il suo rapporto al segretario di Stato, Hillary Clinton.
“Dobbiamo assicurare a queste trattative tutte le chance di riuscita, siamo convinti che potremo superare le divergenze e porre fine al conflitto”, ha confidato Biden al quotidiano israeliano Yediot Aharonot.
Ieri, parlando da Gerusalemme, il premier conservatore israeliano, Benjamin Netanyahu, si è detto lieto della ripresa del processo di pace, riaffermando che qualsiasi accordo dovrà fondarsi su due principi: “Il riconoscimento di Israele da parte dei palestinesi come Stato del popolo ebraico e la garanzia di strumenti per la sicurezza di Israele”.
Dal fronte palestinese, il principale negoziatore, Saeb Erakat, ha ammonito che questi negoziati indiretti rappresentano “l’ultimo tentativo” per arrivare a “una soluzione dei due stati due popoli”.
Ma poche prima dell’arrivo a Gerusalemme del vice presidente americano, Israele ha autorizzato la costruzione di 112 nuove abitazioni nella Cisgiordania occupata, nonostante la moratoria sulla colonizzazione, una decisione fortemente criticata dai palestinesi.
Israele, però, ha autorizzato in via eccezionale il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e l’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Catherine Ashton, ad entrare nella Striscia di Gaza da Israele.
Fcs
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