Sharm El Sheikh, 2 mar. (Ap) – Il nuovo segretario di Stato
americano Hillary Rodham Clinton assicura che l’amministrazione
Obama è decisa a impegnarsi con forza perché israeliani e
palestinesi riescano a convivere pacificamente sul principio dei
‘due popoli, due Stati’. Clinton ha sfruttato l’avvio del suo
primo tour mediorientale dall’insediamento a Foggy Bottom, alla
conferenza dei donatori per Gaza di Sharm El Sheikh, per lanciare
un appello a favore di un intervento internazionale immediato per
il raggiungimento di una pace arabo-israeliana globale.
“Non possiamo permetterci altri contraccolpi o rinvii, o
rimpianti su come sarebbe potuta andare, se fossero state prese
decisioni diverse” ha detto il segretario di Stato Usa, con un
riferimento implicito al fallimento delle precedenti iniziative
di pace. Con George Mitchell – l’inviato di Obama per la pace in
Medio Oriente – alle sue spalle, Clinton ha assicurato che “gli
Stati Uniti sono impegnati per una pace globale fra Israele e i
suoi vicini arabi, e cercheremo di ottenerla su vari fronti” ha
aggiunto.
Il capo della diplomazia Usa ha tuttavia precisato che i leader
mediorientali non possono contare sul fatto che il nuovo
presidente Barack Obama abbia un approccio più attivo del suo
predecessore, George W. Bush. “E’ ora di guardare avanti” ha
affermato, con uno sguardo al risvolto umanitario di anni di
conflitto regionale sui palestinesi e sugli altri protagonisti.
Clinton, che dall’Egitto raggiungerà Gerusalemme per
consultazioni con le autorità israeliane e poi la Cisgiordania
per colloqui con l’Anp, ha confermato che gli Stati Uniti hanno
promesso in occasione del vertice di Sharm 900 milioni di dollari
in aiuti.
Il segretario di Stato non ha fornito ulteriori dettagli, ma il
suo portavoce Robert A. Wood aveva precisato ieri che 300 milioni
saranno stanziati in aiuti umanitari per Gaza, mentre i restanti
600 finiranno nelle casse dell’Anp per spese di bilancio e aiuto
allo sviluppo. L’assunto è ovviamente che gli aiuti non devono in
nessun modo finire nelle “mani sbagliate”, cioè in quelle di
Hamas che gli Usa considerano un movimento terrorista. “Abbiamo
lavorato con l’Autorità palestinese per avere la garanzia che i
nostri fondi siano usati solo dove e per chi sono destinati e non
finiscano nelle mani sbagliate” ha sottolineato Clinton.
Nessun riferimento diretto al movimento islamista che controlla
Gaza, ma un’allusione all’approccio estremista di alcune fazioni.
“E’ ora di interrompere il ciclo del rifiuto e della resistenza –
ha dichiarato – di tagliare i fili utilizzati da chi sfrutta la
sofferenza degli innocenti”. Poi, commentando gli attacchi con
razzi che partono dalla Striscia contro il sud di Israele ha
sostenuto che “devono finire”. “La nostra risposta alla crisi di
oggi a Gaza non può essere svincolata dai nostri sforzi più ampi
di raggiungere una pace globale” ha detto ancora Clinton.
“Soltanto se agiremo subito – ha proseguito – possiamo
trasformare questa crisi in un’opportunità che ci porti più
vicino agli obiettivi condivisi”.
Attraverso gli aiuti per Gaza, ha illustrato, gli Stati Uniti
intendono “favorire le condizioni in cui possa essere realizzato
uno Stato palestinese, che sia un partner responsabile, in pace
con Israele e i suoi vicini arabi e sia affidabile per il suo
popolo”. Clinton ha poi fatto presente che Washington si “ispira”
al piano di pace arabo-israeliano del 2002, avanzato dall’Arabia
Saudita. La proposta, poi adottata dalla Lega araba, offre la
pace a Israele in cambio della terra conquistata dallo Stato
ebraico nella guerra del 1967.
Spr
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