M.O.; Frattini: Occupazione israeliana del Golan ostacola pace


Damasco, 9 apr. (Apcom)
– La svolta di Obama sul Medio Oriente
si fa sentire anche nel linguaggio della diplomazia italiana.
Dopo un colloquio con il presidente siriano Bashar al-Assad a
Damasco, il ministro degli Esteri Franco Frattini afferma in
conferenza stampa che l'”occupazione” israeliana delle alture del
Golan (presidiate dallo Stato ebraico dal 1967, e annesse
unilateralmente nel 1981) è “uno dei principali ostacoli alla
pace” nella regione. Come aveva fatto nei colloqui di ieri a
Beirut, prima tappa della due giorni mediorientale, Frattini
sottolinea di parlare “nell’interesse” degli amici israeliani,
partendo dall’assunto della “non negoziabilità della sicurezza di
Israele”, ma insiste sulla “questione territoriale” come uno dei
cardini per una pace che sia “giusta e duratura”.

In Libano il titolare della Farnesina aveva sollevato la
questione del villaggio di Al Ghajar, a cavallo tra il paese dei
Cedri e le alture del Golan, interamente occupato dallo Stato
ebraico durante la guerra dell’estate 2006 contro i guerriglieri
dell’Hezbollah. Frattini aveva insistito sull’importanza che gli
israeliani rispettino la risoluzione Onu 1701 che ha messo fine
al conflitto israelo-libanese, in tutti i suoi termini.

Oggi incontrando i giornalisti, al fianco del collega siriano
Walid al Moallem, il capo della diplomazia italiana risponde
indirettamente alle ultime esternazioni del neo-ministro degli
Esteri israeliano Avigdor Lieberman, che aveva negato la
possibilità che il suo governo restituisca il Golan alla Siria.
Frattini rilancia con fermezza uno dei pilastri fondamentali
della politica del Quartetto per il Medio Oriente e, soprattutto,
del piano di pace saudita del 2002: land for peace, terra in
cambio di pace.

Con Israele, assicura davanti alla stampa araba, l’Italia
“utilizzerà, da Paese amico, un argomento che è nell’interesse di
Israele stesso: negoziare e risolvere con la Siria il problema
dell’occupazione, il problema territoriale e quindi eliminare uno
dei principali ostacoli alla pace in Medio Oriente”. Frattini
ricorda poi – concorde Moallem – che l’ex primo ministro
israeliano Ehud Olmert aveva “parlato chiaramente di
restituzione” delle alture del Golan, definendole “il cuore del
negoziato” israelo-siriano avviato nel maggio scorso con la
mediazione della Turchia e interrotto a fine d’anno, all’avvio
dell’operazione militare israeliana `Piombo fuso’ nella Striscia
di Gaza.

Nel tardo pomeriggio la Farnesina contestualizza con una nota le
dichiarazioni del ministro, riconducendole al più generale
“auspicio che il negoziato tra i due stati, che ha al cuore il
problema del Golan, possa anch’esso, direttamente o
indirettamente, essere ripreso quanto prima”. E fa notare che
“Frattini ha ripetutamente sottolineato la comune responsabilità
di tutti gli attori della regione mediorientale nel creare le
condizioni per una soluzione negoziale che conduca ad una pace
giusta e duratura nell’interesse di tutti”. Vengono anche
riaffermati “i legami di profonda amicizia dell’Italia con
Israele e la non negoziabilità della sicurezza di Israele” come
testimonia anche la prossima visita di Lieberman in Italia,
annunciata da Frattini per l’inizio di maggio.

La diplomazia italiana cerca così di muoversi nel “triangolo
strategico Israele-Libano-Siria” come lo chiamano fonti del
ministero, oltre a favorire una maggiore unità del mondo arabo. A
partire dal paese dei Cedri, ancora in bilico fra gli sforzi per
una riconciliazione interna (che rimarrà un’incognita almeno fino
al voto del 7 giugno) e quelli per una riconciliazione regionale,
di cui l’avvio di regolari relazioni diplomatiche con i vicini
siriani è un segnale importante.

Come importante è “l’ammissione, per la prima volta, da parte di
Damasco del fatto che le fattorie di Sheeba appartengono al
Libano” osservano le fonti diplomatiche. Forte dell’amicizia con
Israele, dei suoi “saldi legami con il mondo arabo” e dell’ottima
reputazione guadagnata nella regione grazie alla missione Unifil,
l’Italia vuole giocare un ruolo nella futura politica
mediorientale. Un ruolo che dovrà essere inserito in un’azione
più incisiva da parte dell’Ue, se non si vuole che siano ancora
una volta gli americani a dettare le regole. “Serve un’Europa che
parli con una voce sola, per riuscire a sfruttare la finestra di
opportunità” che si è aperta con l’insediamento di Barack Obama
alla Casa Bianca, dicono libanesi e siriani. Frattini è d’accordo
con loro, e parlerà nei prossimi giorni dei contenuti di questa
missione con gli alleati americani ed europei.

Spr

MAZ

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