M.O./ Netanyahu incontra Mubarak, sul tavolo piani pace e Shalit


Gerusalemme, 13 set. (Apcom)
– Il premier israeliano Benyamin Netanyahu è atteso questa sera Cairo dal presidente egiziano Hosni Mubarak con il quale discuterà delle iniziative di pace in corso nella regione ma anche della sorte del caporale israeliano Ghilad Shalit, catturato nel giugno del 2006 da un commando palestinese e da allora tenuto prigioniero a Gaza dal movimento islamico Hamas. Secondo indiscrezioni, non confermate però da Hamas, l`accordo per la liberazione di Shalit sarebbe molto vicino.

In Israele e nei Territori nel frattempo l`inviato Usa per il Medio Oriente George Mitchell avra` incontri con i dirigenti israeliani e palestinesi, nel tentativo di rilanciare il processo di pace mediorientale. Sembra ormai raggiunta l`intesa tra Washington e Tel Aviv per la sospensione temporanea (sei mesi secondo alcune fonti) delle costruzioni nelle colonie ebraiche nella Cisgiordania occupata e il presidente americano Barack Obama conta, in occasione dell`Assemblea generale dell`Onu, di poter convocare un incontro a tre, con Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen, al termine del quale intende annunciare la ripresa dei negoziati bilaterali israelo-palestinesi.

Proprio oggi il quotidiano israeliano Haaretz, citando fonti europee e palestinesi, riferisce che il negoziato diretto riprenderà ad ottobre sulla base di una intesa che prevede la proclamazione entro due anni di uno Stato palestinese indipendente. La trattativa, aggiunge il giornale, dovrebbe puntare all`inizio a fissare i confini permanenti tra Israele e la Cisgiordania, alla luce dell`opposizione palestinese alla proclamazione di uno Stato di Palestina dalle frontiere provvisorie. Le due parti si diranno con ogni probabilità pronte a scambi territoriali. I palestinesi inoltre non saranno tenuti a riconoscere Israele quale “Stato del popolo ebraico” come condizione per la loro indipendenza.

Netanyahu in Egitto dovrebbe affrontare un altro punto che sta particolarmente a cuore ai dirigenti israeliani, ossia l`avvio della normalizzazione dei rapporti tra Paesi arabi e Stato ebraico prima della conclusione di un accordo definitivo di pace israelo-palestinese. L`Egitto, dopo il gelo nei rapporti con Washington durante il secondo mandato del presidente George Bush, con l`elezione di Obama è tornato ad essere il punto di riferimento principale degli Stati Uniti in Medio Oriente. Lo ha indicato la decisione di Barack Obama di tenere il 4 giugno al Cairo il suo discorso rivolto al mondo islamico e lo ha confermato il recente viaggio negli Usa di Mubarak.

La stampa egiziana tace ma quella araba indipendente da settimane lascia capire che l`Egitto potrebbe diventare il “cavallo di Troia” della normalizzazione con Israele, di fronte al rifiuto dell`Arabia saudita (altro alleato strategico degli Usa) di rispondere alle sollecitazioni a svolgere questo ruolo provenienti dall`Amministrazione Obama.

Una conferma indiretta di queste voci è giunta dallo stesso ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit il quale, qualche giorno fa, ha previsto che la normalizzazione delle relazioni fra Israele e i Paesi arabi sarà possibile non più dopo un accordo di pace ma già dopo la ripresa dei negoziati e il blocco delle costruzioni nelle colonie ebraiche in Cisgiordania. Ciò che è necessario, ha spiegato, “è una posizione araba che esiga che Israele blocchi completamente le nuove costruzioni nelle colonie e che accetti una ripresa immediata dei negoziati con i palestinesi sulla base della Road Map…Se Israele facesse un grande passo in direzione dei palestinesi, allora possiamo accettare se alcune parti arabe faranno un passo (verso Israele)”.

Dichiarazioni ed iniziative egiziane che hanno generato non poche critiche da parte dei media arabi, a cominciare da al Quds al Arabi, quotidiano palestinese edito Londra, noto per i suoi attacchi continui ai leader arabi alleati degli Usa e “troppo morbidi” con Israele. Ad inizio settimana il suo direttore Abdel Bari Attuan ha denunciato la decisione di Mubarak di ricevere Netanyahu nonostante l`annuncio del premier israeliano di nuove costruzioni nelle colonie prima dell`inizio della moratoria richiesta da Obama. Senza contare la visita del controverso ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman in vari Paesi africani volta, secondo Attuan e alcuni giornali egiziani, a creare un fronte africano anti-egiziano oltre che anti-iraniano.

Intanto il vice ministro degli Esteri israeliano Danny Ayalon trascorrerà i prossimi giorni negli Stati Uniti per preparare i colloqui di fine mese, definiti “strategici” dai giornali israeliani, tra Lieberman e il Segretario di stato Hillary Clinton.

Nti/Fcs

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